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Chi è causa del suo mal pianga se stesso

Il Verona con la Spal butta via una vittoria ormai certa. Così la salvezza è ancora più difficile

Matteo Fontana

C’è una legge non scritta che vale sempre, in qualsiasi campo la si voglia applicare, con un dettato icastico: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il Verona ne fa caparra a Ferrara, buttando via una vittoria che stava per andare in cambusa, per essere depositata, con i tre punti conseguenti, nel porto sicuro di una classifica meno tormentata.

Invece no, l’Hellas si è autoinflitto le pene di una partita sprecata. Dei tre punti che erano lì, uno soltanto ne è rimasto sul piatto. La Spal, che dopo il 2-0 non sapeva neppure dove girarsi, è stata rigenerata dall’atteggiamento morbido e arrendevole di una squadra che ha smesso di giocare. Fabio Pecchia ha commesso l’errore (grave) di effettuare dei cambi affrettati. Il Verona ne ha pagato le conseguenze.

Dunque: Kean è stato sostituito perché si temeva una ricaduta dopo il recente infortunio? D’accordo, ma in quel momento l’Hellas era appena passato in vantaggio, mancava troppo alla fine per non prendersi il rischio di tenere in campo un giocatore diciassettenne veloce e fisico, utilissimo per il contropiede. Che il raddoppio sia arrivato poco dopo non fa altro che peggiorare quanto è accaduto nei minuti successivi. E, con franchezza, non si capisce perché sia stato inserito Calvano, quando c'era bisogno di alzare la squadra, non di appiattirla fino a portarla ad avere le spalle al muro.

La cosa bizzarra è che la Spal, alla fine, non avrebbe demeritato di vincerla, questa partita. Sotto di due reti, ha colpito due pali, si è vista annullare un gol (su cui restano dei dubbi), due ne ha segnati e ha pure reclamato uno di quei rigori che se non te lo danno ti girano le scatole e se non te lo fischiano sospiri per il sollievo. Evidente che l’atteggiamento del Verona abbia fatto da miccia a un assalto mai ribattuto dai necessari ribaltamenti di fronte. L’occasione, già con il risultato sul 2-2, che ha avuto Romulo, e che avrebbe potuto consegnare all’Hellas il nuovo, e probabilmente decisivo, scatto, ribadisce che il Verona si è fatto del male da solo.

La lotta per salvezza è come la rivoluzione di cui scriveva il Grande Timoniere: non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. L’Hellas, con la Spal, l’ha pensata diversamente e ha sprecato un’opportunità unica. Ora, di qui a fine anno, ci sono Milan, Udinese e Juventus. Poi, il mercato di gennaio. Servono risposte da tutti. Nessuno si senta escluso.

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