Chiamate il dottor Freud, grazie. Il Verona si arrotola su se stesso fino a buttarsi via: c’è un complesso da risolvere. Edipo, Laio, Giocasta? Bisogna capire chi sia il padre, chi la madre, chi il figlio, qui. Fermiamoci alla Sfinge, all’Enigma. Come può una squadra che trita il campionato per tredici partite incappare in errori che non si vedono nemmeno nel celebre-famigerato incontro tra scapoli e ammogliati del primo “Fantozzi”? Con il Perugia – attenzione: in Coppa Italia con il Bologna c’erano stati ugualmente, e con il Bari furono Romizi e De Luca a sbagliare a più riprese – sono riemersi svarioni amatorialistici: perseverare humanum est, il resto non serve ripeterlo.
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Il dottor Freud, la difesa del Verona e alcune domande
L'Hellas continua a subire gol imbarazzanti: si pensi al mercato per rimediare
Non si può essere sempre perfetti, non si può essere sempre così imperfetti. I due gol incassati con il Perugia sono roba da museo degli orrori. Le domande che sgorgano, per senso analitico, è meglio elencarle di seguito.
Alcune risposte le potranno dare la dirigenza e il tecnico. Altre domande sono “aperte” alle valutazioni di chiunque, nella loro solarità.
Ma, giusto per tornare al vecchio latini latinorum, e ripensando alle nefandezze a cui abbiamo assistito nella fase di copertura sui calci piazzati con il Perugia, ci tocca ricordare le parole che Cicerone rivolse a Catilina: “Quo usque tandem abutere patientia nostra?”. Fino a quanto abuserete della nostra pazienza?
Fabio Pecchia, mai visto così furibondo quanto dopo l’ultima partita, stavolta l’ha persa sul serio, la pazienza. Ma spetta a lui rimettere insieme i cocci. Buon per il Verona che lo faccia con una squadra prima in classifica.
P.S.: se si ritenesse nelle stanze dirigenziali (e tecniche) che non ci fosse la necessità di andare sul mercato a gennaio, sarebbe utile che venissero espresse le ragioni di questa rinuncia.
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