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Il Verona non è Rocky: ecco perché la “gallina” l’ha umiliato

L'Hellas è finito al tappeto con il Cittadella. Le avvisaglie c'erano state. E ora parli Setti

Lorenzo Fabiano

Numeri impietosi, numeri che non concedono scampo, ma che aprono la prima mini (formato maxi) crisi di questa stagione. Dispiace, ma nove gol subiti in due partite  contro la miseria di uno solo segnato sono  una voragine, altro che crepa apertasi nel muro delle certezze gialloblù. Un passaggio a vuoto in un  campionato lungo come la serie B ci può stare come, ma non in questa misura. Le proporzioni e le dinamiche del crollo sono le maggiori fonti di preoccupazione. In tempi non sospetti, avevamo in verità avvertito qualche segnale, seppur ben mascherato dai risultati.  Il primo tempo inguardabile di Ascoli, la prima mezzora macchinosa contro la Pro Vercelli, la partita sonnolenta di Pisa, e la stessa prima parte di gara sofferta contro il Trapani, avevano suonato da campanello d’allarme. Poi la roboante e convincente prova di La Spezia, aveva fatto rientrare il tutto prima che riemergesse di prepotenza in questa settimana nera dove tutti i nodi sono venuti al pettine.

Il Verona spumeggiante d’inizio stagione non c’è più, o meglio vorrebbe esserci, ma sparisce dopo appena venti minuti dinanzi alla prima difficoltà. Le disfatte con Novara e Cittadella sono due fotocopie a confronto. La squadra parte con il piede e il piglio giusto,  ma al primo colpo subito si smarrisce ed evapora per poi crollare miseramente. Certo, ieri Nicolas ci ha messo del suo, ma sarebbe ingeneroso addossargli tutte le responsabilità. Su dai, nemmeno la difesa del Borgorosso prendeva cinque gol in sequenza da palle inattive. Anche la scelta di Pecchia di puntare su Maresca, privandosi della freschezza di Valoti non ci ha convinto. Dettagli che poco incidono. La verità sta nel fatto che il gruppo è in evidente calo fisico, e mostra inaspettate lacune caratteriali davvero preoccupanti. Alla prima botta, va in bambola senza trovare la forza di reagire, e presta il fianco ai fendenti dell’avversario finendo ripetutamente al tappeto. Una volta in situazioni come queste dall’angolo del ring avrebbero lanciato l’asciugamano. Almeno ci si risparmiava il supplizio.

Vedendo il Verona penare ieri sera, pensavamo a Rocky Balboa alle prese con una gallina da inseguire ed afferrare nel minor tempo possibile sotto gli urlacci e il cronometro del ruvido Mickey. Nel rettangolo del Tombolato la gallina padovana è sfuggita dopo venti minuti e ha prodotto cinque uova senza che l’Hellas ci capisse più nulla. Sarà bene sudare per allenarsi a penderle le galline. L’aia della Serie B ne abbonda.  A fine partita ha parlato solo l’allenatore che, seppur con il volto stravolto, ha avuto il coraggio di metterci la faccia nell’intenzione farsi carico del tracollo e proteggere la squadra. Gliene diamo atto. In settimana aveva parlato anche Filippo Fusco. Vorremmo ora sentire la voce del presidente o per lui dello stesso Luca Toni. La società deve dare un segnale di forza e di unità. In momenti come questi una strigliata dall’alto e un deciso messaggio di presenza ci parrebbero infatti più che mai opportuni oltre che utili. Attendiamo con fiducia.

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