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Verona in crisi, ma no ai “rottamatori”

Hellas inguardabile nel derby, però non si invochi il passato: tocca a Pecchia cambiare

Lorenzo Fabiano

Se avessimo perso il derby a Carnevale con un gol di Galano, avrei pensato ad uno scherzo. Perfido e geniale finché volete, ma pur sempre uno scherzo. Purtroppo siamo invece a Santa Lucia,  sul tavolo c’è solo carbone, ed è tutto vero. Ce lo siamo meritato, diciamo la verità. Troppo brutto questo Verona per aspirare a qualcosa di meglio. Nel mio consueto giretto sui social ho assistito sbalordito alla carica degli indomabili pretoriani del mandorlinismo, manco se ne stessero appostati  sulla riva dell’Adige al Boschetto ad aspettare le esequie (sportive) di Pecchia trascinate dalle gelide correnti. Andrea Mandorlini è ormai parte del passato. Un bel passato, al quale saremo sempre grati, ma tuttavia un capitolo chiuso, tra le altre cose con colpevole ritardo da parte della società. 

Pecchia dopo una partenza col botto è in grande difficoltà. La sua faccia davanti alle telecamere di Sky dopo la partita di sabato era tutta un programma.  La squadra è irriconoscibile: poche idee e ben confuse verrebbe da dire. Questa non è nemmeno lontana parente di quella che incantava fino a un po’ di tempo fa. Il giocattolo non si è rotto, ma mostra crepe. Si muove  al ralenti, pasticcia, va in confusione, è in preda all’ansia. Mettere insieme tre passaggi è impresa improvvisamente diventata titanica. La squadra si allunga, si disunisce, e quando è presa  contropiede, il sangue le va alla testa. Brutto affare.

Il giovane tecnico di Formia, si trova a dover affrontare la prima seria crisi della stagione. Tre punti in cinque partite, con l’aggravante della quaterna subita in Coppa Italia a Bologna, come li dovremmo chiamare?  Scopriamo che l’Hellas, non è quella corazzata ritratta con tanta enfasi ed eccessi di ottimismo da tanti, anzi troppi, depositari del verbo alla vigilia di questo campionato. La squadra è buona, abbiamo fior di giocatori, alcuni un lusso per la categoria, ma affiorano anche parecchi nei. La rosa non è cosi completa come si pensava. Esempi? Se ogni volta che a destra manca Pisano, siamo costretti ad arretrare Romulo o piazzare il giovane Zaccagni, significa che in quella zona del campo non siamo sufficientemente coperti. Lo stesso vale  sulla corsia di sinistra, dove non c’è un alternativa a Souprayen. Tuttavia, a mio modesto parere, il vero nodo sta a  centrocampo, dove vedrei tanto bene un medianaccio vecchia maniera, un tipico cacciatore di palloni, uno che lavora sporco, ma che al momento non abbiamo.  Urge un intervento sul mercato riparatore di gennaio, escluso solo poche settimane da  Fusco. Di fronte ai tanti nodi impregnati nel pettine, spero il ds abbia cambiato idea.

Ma al di là di tutto, le risposte le deve dare soprattutto Fabio Pecchia. Le trame del suo calcio spagnoleggiante, appaiono un po’ troppo damascate e barocche per la mia indole  calvinista,  ma è un uomo intelligente, preparato, e ha tanto entusiasmo. In questo momento è sotto accusa, inutile girarci intorno.  Attenzione però: è avvocato e pure abilitato alla professione. Prepari un’arringa quindi, che esca dai binari del  refrain politicamente corretto tipo “Ho avuto indicazioni. Dobbiamo lavorare e crescere”. Non vorrei mai replicare con un #Staiserenofabio. Già da lunedì sera contro l’Entella ci sorprenda con qualcosa di nuovo nel modo di stare in campo. Stiamogli vicino e aiutiamolo a dare la scossa. Un’ultima cosa: cerco di fare il mio mestiere con obiettività; per questo lo critico per certe scelte tecniche e tattiche che non condivido, ma lo sostengo. Parlare di rottamazione è una follia dettata solo dalla rabbia del momento. Se aggiungiamo che per i "rottamatori" non è un gran periodo, meglio imboccare la via della prudenza: #Iostoconfabio.

 

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