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CINQUE COSE CHE HO VISTO IN SAMPDORIA-VERONA

Setti, Mandorlini, il Verona: analisi di una crisi

Benny Calasanzio Borsellino

1) È davvero difficile parlare di calcio dopo Sampdoria-Hellas Verona. Nel senso che se di due squadre ne gioca una, quest'ultima rischia di apparire fortissima, cosa che i blucerchiati oggettivamente non sono. Credo che oggi, finché c'è ancora tempo, è necessario parlare di altro. Mi hanno insegnato che i diritti non si chiedono mai "per favore". Perché altrimenti diventano concessioni. Per questo io oggi pretendo che la società faccia chiarezza. Io voglio ascoltare, domani e non dopodomani, le parole del Presidente Maurizio Setti in conferenza stampa e non in un'intervista in ginocchio. Io e tanti altri abbiamo il diritto di capire che intenzioni ha, se vuole ancora fare il presidente, se è lui il presidente e se sì perché questo Verona non appartiene a Setti Maurizio ma ad una serie di scatole cinesi: cosa c'è dentro? Cosa c'entra tutto ciò con la Samp e con la partita di oggi? C'entra perché forse bisognava chiederlo prima. Il momento è buio e serve luce: Setti venga a Verona e parli alla città, non affidando la posizione societaria ad un suo dipendente che debutta dicendo "se le partite durassero 80 minuti...". Per favore, Verona e il Verona meritano rispetto e verità. Domani e non dopodomani.

 

2) Mandorlini. È un vecchio colonnello che si è arreso, con l'uniforme logora dalle tante valorose battaglie. È giusto che paghi per le sue scelte, ma non è giusto che paghi per tutti: rendiamogli l'onore della armi. Non ha più idea di come rimetterla in piedi e in ciò è stato completamente abbandonato dalla società. Oggi è un uomo solo e non più al comando. Nel post-partita il cosiddetto direttore sportivo Bigon, anziché proteggerlo, ha usato la figura di Mandorlini nell'immaginario collettivo per proteggersi dietro di essa. Non so se la leggendaria corsa di Mandorlini sia arrivata alla fine, ma se lo è qualcuno agisca di conseguenza e lo faccia subito. Anche per rispetto del mister.

 

3) Mercoledì la Fiorentina. Poi Carpi e Bologna. E poi Napoli. Siamo ultimi in classifica. Ma potrebbe andare peggio: potrebbe piovere. È il paradigma dell'alcolista: non si rende conto di ciò che gli sta succedendo, nega di avere questi problemi, di vivere quelle difficoltà, nasconde a se stesso la realtà e possibilmente scarica sugli altri le responsabilità di ciò che gli succede. Vangelis Moras la settima scorsa ha detto, testualmente: "chi non se la sente e vuole mollare, meglio che lo dica subito e vada a casa". Un problema c'è anche nello spogliatoio, ed è il caso di risolverlo al più presto.

 

4) Viviamo nell'epoca della match analysis: il Verona paga una persona, molto brava, che cura un gigantesco archivio di movimenti tattici, calci da fermo, schemi di attacco e difesa di ogni squadra di Serie A. E ciò lo fa ogni squadre: tutti sanno tutto di tutti. Gli infiltrati agli allenamenti a porte aperte hanno perso il lavoro e sono in cassa integrazione. Per favore: aprite le porte che passano i tifosi. Basta fortini, basta teli oscuranti, basta cancelli. Ridate il Verona a Verona, grazie. Perché se il risultato delle porte chiuse è questo... possiamo anche correre il rischio. E poi una cattiveria da arrabbiato: a livello tattico non c'è poi molto da spiare.

 

5) Confermano Mandorlini e il suo staff per due (tre) anni. Mandano via Capro Bordin. Affiancano a Mandorlini l'ex vice (fedelissimo) di Guidolin, vecchia conoscenza di Gardini al Treviso: sembra un cappio, largo ma sempre cappio. O se volete una tutela giudiziaria. La sensazione, a pelle, è che confermare Mandorlini sia servito più a cacciare qualcuno da Verona verso l'Emilia Romagna che a dare un attestato di fiducia al mister. Sapete la storia di quell'uomo che per far un dispetto alla moglie...

 

5 bis) Sempre forza Verona.

 

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