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CINQUE COSE CHE HO VISTO IN VERONA-SASSUOLO

Il pareggio con gli emiliani è poca cosa, ma sempre meglio del nulla cosmico precedente

Benny Calasanzio Borsellino

"1) Nascosta, mimetizzata tra la folla, in città c'è ancora gente che sostiene che cambiare allenatore non sarebbe e non sia servito a nulla, soffermandosi sul dato delle vittorie: zero prima, zero adesso. C'è ancora gente che definisce questa rosa "clamorosamente adeguata alla salvezza". C'è ancora gente che sostiene che Andrea Mandorlini non abbia colpe. C'è ancora gente che sostiene che Andrea Mandorlini quest'anno abbia allenato. C'è ancora gente che spera che Mandorlini torni, e per questo sta lavorando alacramente. C'è ancora gente che difende i non-allenamenti dei mesi scorsi, la non-preparazione pre-campionato, il non-gioco, la non-società, la non-divisione dei ruoli. Poi, a Verona, c'è anche gente normale in compenso.

 

2) La partita, certo. Il pareggio contro il Sassuolo. Dopo aver rammentato che peggio del pareggiare c'è il perdere, ricordiamo anche che oggi il Verona ha recuperato un punto su Carpi, Frosinone, Genoa, Palermo e Bologna. Poca cosa ma sempre meglio del nulla cosmico. Delneri ha studiato bene il match, cercando equilibrio nel primo tempo per provare a vincerlo nel secondo. In attesa del rientro a pieno regime di Pazzini, ha ribadito questo 4-2-3-1 che per me sa da confusione tattica e basta. In linea teorica non è malvagio, in pratica sì: in fase di spinta i due interni dovrebbero salire lasciando Ionita inserirsi dietro Toni, creando superiorità numerica, ma nei fatti il moldavo ha fatto i primi 5 minuti da navetta tra Toni e i due mediani, per poi dedicarsi al pressing e alla copertura. L'ammonizione presa al via condiziona fortemente Hallfredsson, mentre Viviani continua a giocare da fermo, ma a differenza degli altri match non azzecca i lanci né, tantomeno, i calci da fermo. Tutto cambia quando entra Pazzini: solo uno stolto può pensare che lui e Toni non possano fare bene insieme. Anzi, uno stolto e un lavativo che non ha voglia di cambiare e mettersi in gioco.

 

3) In ordine sparso. La difesa gioca alta. Vediamo strani movimenti a noi sconosciuti che in altri luoghi chiamano "fuorigioco". Bianchetti fa una partita da 7 ma poi, quasi conscio della buona prestazione, ne va in cerca e le pesta tutte. Wszolek (praticamente fuori squadra con Mandorlini) è costretto a fermare un paio di volte Peluso quando il suo omologo e marcatore naturale, Sala, rimane fuori posizione (altro che difesa "indipendente"). Il gol del Sassuolo arriva grazie ad un fantastico cross di uno dei migliori terzini del campionato, il nazionale croato Vrsaljko. In definitiva Delneri ha portato miglioramenti oggettivi che però si scontreranno sempre con i limiti soggettivi di questi ragazzi. E poi, errore dirlo al punto 3, me ne rendo conto, ricordo che abbiamo giocato contro il Sassuolo, che è settimo in classifica, dietro di un punto al Milan. Una signora squadra con ottimi elementi e un bravo allenatore. Per dire che sì, bisognava vincere, ma che non giocavi mica da solo.

 

4) Condizione fisica e ritmo. Non sapremo mai il perché, ma il fatto incontestabile è che a Peschiera quest'anno non si è lavorato o lo si è fatto molto male. Le sedute a porte aperte mostravano sempre il solito copione: palestra, torelli, partita a campo ridotto. Ritmi da campetto da oratorio. Schemi mai, situazioni di gioco mai. Tattica bandita. E a giudicare da quanto visto in campo, erano cose omesse anche a porte chiuse. Il disastro tecnico Mandorlini lo condivide però con il diesse Bigon, complice consenziente dell'allenatore visto che seguiva tutte le sedute. Lui, l'ex Napoli, avrebbe anche voluto cambiare prima (sempre con notevole ritardo, sia ben chiaro), ma gli è stato impedito dai prelati. 

 

5) Buone feste a tutti. Ci rivedremo il 6 gennaio, a Torino, contro una Juventus bulimica ma non ancora perfetta. Poi ci sarà il Palermo in casa e poi la boa da girare. In tutto ciò si aprirà il mercato. Sarebbe bello che a farlo, questa volta, fosse il direttore sportivo di concerto con l'allenatore. Sarebbe bello che a farlo non fosse l'uomo dei numeri. Sarebbe bello che, per una volta, quest'anno, ognuno facesse il proprio. (Foto Getty Images per Gazzanet)

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