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Huevos y corazon

La lezione di Franco Zuculini è l'esempio per la rincorsa del Verona

Lorenzo Fabiano

Martedì, l’osteria riapre i battenti. L’umore nel rione Carega è quello dei giorni belli. La notte di sabato si respira ancora. «Sèmo una squadra. Ma èto visto Zuculini che roba…? L’è entrà che el parèa un ringhio che mordèa». I baffoni di Charlie ne hanno viste di cose gialloblù. E’ uno dal cuore grande, almeno quanto la sua mole. Logico che Franco Zuculini abbia fatto breccia e lo abbia letteralmente conquistato. Giua, un altro che ne ha viste e vissute, all’aperitivo di sabato mattina ammoniva: «Bisogna mettere in campo la “Garra”». Profetico, a dir poco.

 

La “Garra” è stata infatti l’arma in più e Franco Zuculini ne è l’incarnazione, visto che gli scorre nelle vene calienti. Entrato in campo al 65’ per il maratoneta Daniele Verde, ormai allo spasimo senza più una goccia di benzina da spendere, Franchino ha subito dato gas a manetta al suo motore, e spinto incessantemente al massimo, correndo ovunque ci fosse un pallone cui dare la caccia; ci ha sempre messo la gamba non lesinando colpi, né tantomeno palesando timore di subirne. “Zucu” ha si e no un tempo di autonomia, ma la “Garra” che esibisce nei minuti in cui va in campo, è un saggio di Huevos y Corazòn, per dirla come si fa dalle sue parti. Si è pure beccato il suo giallo, e chi se ne frega aggiungiamo. Ha ringhiato e randellato con cognizione di causa, limitandosi alla durezza dei contrasti senza trascendere. La stessa cosa non possiamo dire accadesse al fratellino, la cui brocca saltava un po’ troppo di frequente. Il clima di corrida lo esalta, e dall’umida arena di sabato sera è uscito fiero vincitore.

 

Il barbuto argentino di La Rioja con la passione per la musica, cresciuto tra le fila del Racing Avellaneda, è il simbolo di questo Verona che niente molla e lotta gagliardo col coltello tra i denti per provare a prendersi tutto. Una carriera martoriata dagli infortuni, un ginocchio che per tre volte ha subito i ricami del bisturi: un toro al posto suo sarebbe rimasto steso. Lui è invece sempre ripartito con rinnovata convinzione e determinazione, soffrendo in silenzio le pene dell’inferno nella sua ascesa del Calvario. Vederlo mordere l’erba sul campo è una botta di adrenalina, quello è del resto il suo habitat. Gli occhi sereni di Franco Zuculini s’infiammano e si fanno folgore non appena indossa un paio di scarpini coi tacchetti con cui lanciarsi a prendere a calci un pallone; professionista serio, combattente vero, è un idolo per la tifoseria che in lui vede lo spirito con cui il Verona dovrebbe sempre interpretare la battaglia e giustamente lo osanna quando Pecchia lo spedisce nella mischia a suonare la carica. Il modello di Huevos y Corazòn che ne scaturisce, è l’esempio che questo Verona sta facendo suo, e che deve seguire da qui alla fine tenendolo bene a fuoco fisso nell’obiettivo. Altri non ne conosciamo.

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