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I tifosi del Verona e quell’ingresso “ritardato”: una storia già vista

A Pisa, come già in passato, i sostenitori dell'Hellas sono stati fatti entrare a gara ampiamente iniziata

Matteo Fontana

Il calcio è di chi lo ama: questo proclama un slogan lanciato dalle istituzioni del pallone. Il dubbio che le parole siano semplice foglie stropicciate nel vento ricorre nel vedere gli stadi che si svuotano e la passione popolare che si attenua. Poi, capitano (o meglio: ricapitano) episodi come quello di ieri a Pisa e l’interrogativo si trasforma in certezza.

Era già accaduto in un recente passato. A dicembre scorso i tifosi del Verona furono “costretti” a effettuare un non previsto giro turistico per i quartieri di Napoli prima di accedere, a fine primo tempo, al San Paolo, per la gara di Coppa Italia con la formazione di Maurizio Sarri.

Storia ripetuta anche all’Arena Garibaldi. Non serve entrare nel merito di come sia possibile che un impianto di una piazza del rilievo di Pisa non sia aperto per intero quando siamo ormai a fine ottobre, all’undicesima giornata di campionato, e che una squadra meritevole di rispetto per il valore che esprime e per le qualità morali mostrate, quale quella di Rino Gattuso, non abbia modo di fruire del supporto del proprio pubblico (nelle settimane scorse ha dovuto giocare anche a porte chiuse).

Fermiamoci a quel che riguarda i 250 tifosi del Verona che, in un martedì autunnale e assai piovoso, incastrando impegni lavorativi, scadenze, appuntamenti e doveri familiari, hanno preso i propri mezzi, o hanno prenotato un furgone, per raggiungere Pisa a sostenere l’Hellas. Già ha avuto del kafkiano la vicenda della vendita dei biglietti, scattata solamente lunedì, un giorno prima della partita.

Ieri, dunque, i supporters gialloblù si sono regolarmente fatti trovare, e con ampio anticipo, nel luogo prefissato per l’ammassamento prima di raggiungere lo stadio. Fatti salire su dei pullman intorno alle 20.10, hanno avuto accesso all’Arena Garibaldi circa 30’ dopo (per chi è entrato per primo). Non hanno seguito i primi 20’ della partita.

Difficoltà logistiche? Organizzazione incerta? Errori di valutazione? Di sicuro, il servizio è stato inadeguato. E, appunto, non è successo solamente a Pisa. Come se si comprasse il biglietto per vedere l’ultimo episodio della saga di “Guerre stellari” e le “maschere” del cinema ci facessero percorrere una tal fila di corridoi da consentirci di entrare quando già il film è a metà del primo tempo.

 

E meno male che ci sono i manager, i business plan, i responsabili marketing e quelli che dicono che “il calcio è spettacolo”. O, appunto, di "chi lo ama".

Sì, con il biglietto pagato in anticipo e la consumazione a metà. Soddisfatti o rimborsati? Così è (se vi pare): Luigi Pirandello non si sbagliava. E non parlava di pallone. Ma non si lamentino, "lorsignori", quando quello stesso pallone quelli che il calcio lo amano sul serio glielo restituiranno, tenendosi nel portafoglio i soldi e passando il tempo lontano dallo stadio. Forse, però, vuolsi così colà ove si puote ciò che si vuole...

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