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La sconfitta della ragione

Così il Verona col Bologna ha perso una partita che sembrava (quasi) vinta

Lorenzo Fabiano

Ho Perso le Parole cantava Luciano Ligabue in "Radiofreccia". Dopo quello cui abbiamo assistito ieri sera, le abbiamo perse pure noi. Se quel fine pensatore ostinato di Emanuele Kant si fosse occupato di calcio, si sarebbe arreso ai dogmi del pallone scrivendo un trattato come La Critica della Ragion (Im)pura; molto prima di lui, Cartesio, quello del Cogito Ergo Sum, avrebbe fondato una corrente di pensiero sul Gioco quindi Perdo, e ci avrebbe lasciato pagine su cui meditare raccolte nell’Horribilis Scientia. Che il calcio sia l’esatto contrario di una scienza esatta e che dall’irrazionalità peschi le proteine di cui alimentarsi, lo sapevamo da tempo. Scoprirlo a proprio danno, è tuttavia sempre un dolore.

 

Se ieri sera c’era in campo una squadra che meritava di vincere, beh signori, quella era il Verona. Cerci finché ha retto, ha fatto vedere chi è; Fares sulla fascia andava al galoppo come Ribot; persino Buchel, fino a ieri sera oggetto misterioso, ha mostrato di che pasta è fatto motivando il suo acquisto con una prestazione dai muscolari effetti. Non a caso quando, colpito duro, è stato costretto ad uscire, la sua assenza si è sentita eccome. L’impalpabile Fossati lo ha fatto rimpiangere. Poi, ecco i due minuti del Big-Bang che sconvolsero il mondo.

 

Fossimo nella sfera della logica (che qui nulla c’entra) il Verona sarebbe dovuto andare sul 3-1; due giri di lancette lo hanno invece visto andare sotto 2-3. Il piccolo Bologna, si è fatto all’improvviso grande non sapendo nemmeno come ciò sia potuto avvenire. Le lacrime felsinee hanno lasciato spazio ai più increduli dei sorrisi. Solo la follia che governa il pallone può spiegare certe cose, alla faccia di gente come Kant e Cartesio. I nostri sono andati al tappeto come il povero Nino Benvenuti sotto  la violenza dei montanti sferratigli da Carlos Monzon. Fossimo stati all’angolo del ring, avremmo lanciato l’asciugamano.

E ora? Il popolo marcia imbufalito verso la Bastiglia; vuole la testa di Pecchia, e insieme alla sua pretende anche quella di Fusco; per Setti invoca la gogna in pubblica piazza. Siamo ai ferri corti; come si è visto nel dopo partita, tira brutta aria...Che se ne dica, la squadra ieri sera era messa bene in campo e ha dato tutto ciò che poteva. L’ha punita Saturno in due minuti, e quando di mezzo ci si mette lui, hai voglia tu…! Via Pecchia? Ma sì, via Pecchia, additato come il colpevole di ogni misfatto. Bene così allora, e poi…? Magari tra tanti dottori, uno con la ricetta giusta ci sarà pure. Forse. Noi di certo no. Noi abbiamo Perso Le Parole.

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