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L’ESTREMA NECESSITÀ DI LUCA

Il Toni che non c'è e il bisogno di lui in campo e fuori

Benny Calasanzio Borsellino

Guardo il backstage della giornata che l'Hellas Verona ha dedicato alle foto ufficiali del campionato 2015/2016. Dopo l'abito elegante tocca al completo di gioco. E dopo Hallfredsson, Moras e Coppola, appare lui. Luca Toni. Dall'infortunio l'ho visto in stampelle, poi in borghese con sciarpa fluente allo stadio e ora lo rivedo come se fosse pronto per toccare la palla a centrocampo e ricominciare da dove aveva lasciato, dal cacciavite all'orecchio. Sì, questa sensazione ha un nome e si chiama "magone".

In queste partite senza Luca Toni molte cose hanno confermato i timori che in tre anni erano rimasti tali, senza trasformarsi in certezze, solo grazie all'inossidabilità di Toni. Sapevamo che questa squadra aveva nel Dna il gioco finalizzato al bomber di Pavullo e che senza di lui era tutto da inventare da zero. Puoi fare, dire, provare e azzardare, ma tutto gira sempre affinché su un lancio lungo Luca stoppi e faccia risalire la squadra, che in un momento di difficoltà, con la difesa sulla linea dell'out, un tiraccio gli capiti in zona e lui lo arpioni e magari prenda anche fallo. Che si inventi una giocata anti-age delle sue.

La sua presenza in campo manca terribilmente. Mi fermo un attimo e penso però a quanto poco si sia sentita la presenza di Luca Toni anche fuori dal campo. Quanto, in questo momento, sarebbe utile il suo apporto, anche pubblico, rivolto alla squadra, ai tifosi e anche a noi cronisti, che se anche sembriamo cinici e impassibili, soffriamo da cani.

Rivedo la conferenza stampa pre-Chievo. Il momento è delicato, la società decide di mandare ai microfoni un degente, anche se si chiama Toni. Scelta discutibilissima alla vigilia di un derby lacrime e sangue. Mi aspetto che dica qualcosa come "avanti, vinciamo, io ci sarò, andrò a bordo campo, saremo più forti degli infortuni e delle stampelle". Invece dice qualcosa del tipo "non so se la vedrò allo stadio o sul divano" (per amicizia lasciamo perdere l'infelice espressione sul metterlo in un determinato posto al Chievo).

Ma forse è normale così. Forse ci aspettiamo sempre gesta ideali da quelli che noi abbiamo eletto ad eroi e che invece sono uomini, come noi. Fuori dal campo, sia ben chiaro. Perché in campo Luca sarà sempre irraggiungibile, sarà sempre il numero 1.

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