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LUCI (E QUALCHE OMBRA) A SAN SIRO

Verona organizzato, ma servono più alternative e qualità

Roberto Gagliardi

Si possono fare mille considerazioni su questo punto a San Siro, alcune buone, altre magari meno. Prendiamolo intanto, perchè uno é meglio di zero, cioé quello a cui ci eravamo abituati e che in molti si aspettavano anche ieri.

Peró al tempo stesso togliamoci la sciarpa gialloblù dal collo ed analizziamo con obiettività quello he il campo ha mostrato. Perchè il campo, si sa, non mente.

Tatticamente il Verona si é disposto in maniera ordinata con un 4-4-1-1 (o 4-2-3-1, tanto per sembrare piú spavaldi) ed ha iniziato la partita cercando di pressare alto e con intensità, anche se nel giro di pochi minuti si é abbassato e li é rimasto, fino al fischio finale e nonostante la superioritá numerica.

Un rammarico questo, perché era lecito aspettarsi qualcosa in più dopo la rete del pari. E non credo sia stato un problema di atteggiamento, piuttosto di una evidente (e preoccupante, che Bigon ascolti) mancanza di qualità negli undici in campo, con un divario tecnico fra le due squadre a tratti imbarazzante e che di fatto impediva la gestione della palla e l’efficacia delle ripartenze.

Non restava che limitare i danni e sfruttare le palle ferme, o magari un errore - che di fatto è arrivato, con il goffo intervento di De Jong su Greco dopo l'ottima sponda di Toni - di un avversario peraltro non irresistibile e fischiato dal suo stesso pubblico.

La difesa ha funzionato a tratti, grazie finalmente ad un pizzico di fortuna anche nelle decisioni arbitrali, perchè sia il gol annullato a Luiz Adriano che l’intervento di Marquez nel finale (a proposito, se non lo aiuta più neppure l’esperienza...) faranno sicuramente recriminare Mihailovic. E soprattutto, per merito di un Gollini sempre attento, padrone dell’area di rigore e decisivo in più di una occasione.

Il centrocampo, seppur con giocatori che per caratteristiche poco si adattano al nuovo modulo, ha macinato chilometri, senza mai mollare neanche quando – seppur a sprazzi - il Milan ha alzato il ritmo.

Davanti siamo quello che siamo. Per ora, si spera. Toni per impegno commuove, ma 90 minuti cominciano ad essere tanti anche per un campione come lui. Ma non si poteva fare altrimenti, quando le alternative sono rappresentate da un Pazzini solo virtualmente in panchina e da un Gomez, che come purtroppo si è visto, appena a mezzo servizio.

E per finire, con lo sguardo rivolto in panchina, qualche domanda “col senno di poi” per Delneri. Mister, dopo il pareggio, tre cambi ravvicinati ma tardivi, perchè? E fra questi, uno non poteva essere Winck, che ha “gamba” e può far male in contropiede? Aveva senso rischiare Gomez per sette minuti in campo?

E allora, tra rammarichi e sospiri di sollievo, rigori dati e negati, parate fatte e ripartenze sprecate, con l’aggiunta dell’immancabile infortunio muscolare, teniamocelo stretto questo punto...e speriamo che alla fine serva a qualcosa.

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