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Pagelle, Colombatto piccolo maestro, Henderson uno Jedi, Tupta va di corsa

Dawidowicz è una presenza a centrocampo, Laribi a tutta qualità. Matos inarrestabile

Matteo Fontana

SILVESTRI 6

Ottimo riflesso sul colpo di testa di Faraoni che può rimettere in equilibrio la partita nel primo tempo, sempre sicuro, tentenna, forse perché coperto, sulla traiettoria diabolica che Firenze spedisce in porta, accendendo un finale spaventato.

ALMICI 6

Dalle sue parti comincia Martella, che però viene ridotto in breve a miti consigli. Funziona la catena con Henderson e Matos (che poi si scambia con Laribi), fa più fatica su Firenze e Spinelli, aletta con capelli alla Caniggia che è punzecchiante.

CARACCIOLO 6,5

Come con il Carpi, è lui, nei momenti in cui il Verona indietreggia, a tenere la barra dritta in difesa. Capitano nella testa, va anche vicino al gol, ma la sua inzuccata plana addosso a Festa.

MARRONE 6

Agisce da regista arretrato, in un ruolo che in Italia il grande Agostino Di Bartolomei interpretò, elevandolo a forma d’arte, quando lo allenava Nils Liedholm. Difensore non c’è nato ma è un utilissimo doppio “battitore” per il gioco di Grosso.

CRESCENZI 6

Parte a tavoletta, andando sempre in proiezione offensiva. Gli tocca tornare sulla linea arretrata, dopo il vantaggio dell’Hellas, perché Faraoni viaggia veloce lungo la sua corsia. Preferisce starsene in trincea, ed è una scelta saggia.

HENDERSON 7

Gol di destrezza, pronto a intercettare il pallone “sporcato” da Laribi. Apre le porte alla vittoria del Verona, e questo al di là della rete che sblocca il risultato. Gran personalità, per “Hendo”. Con il Carpi l’avevamo chiamato Mork per come aveva saputo divertire. Avanti così diventerà uno Jedi.

DAWIDOWICZ 6,5

Hai capito il Paolone? In polacco Pawel (per gli amanti della fonetica, la pronuncia è “Paveu”: grazie della dritta all’edicolante-calciofilo Fabio Tagliaro, con cui capita di trascorrere ore a discutere di balon) si traduce Paolo. Vista la stazza, l’accrescitivo è d’obbligo. Com’è doveroso indicare nella sua capacità di essere su ogni traiettoria una chiave preziosa per leggere questo Verona. Sbaglia qualche tocco, e per questo il voto non raggiunge il 7, che non sarebbe stato demeritato.

 

COLOMBATTO 7,5

Che bravo, il piccolo maestro del Verona. Con il tempo che passa aumenta la nostalgia, così si scusi se scriviamo che ha ricordato, anche a Crotone, un signore che si chiama Jorge Luiz Frello, per tutti Jorginho. Gol di pura classe, tecnica pura, eleganza e acume tattico.

 

MATOS 7

La difesa del Crotone non lo prende mai. Non è un caso che, una volta uscito lui, ormai esausto, il Verona sia stato meno efficace. Non che le responsabilità siano di chi ha preso il suo posto (Lee), ma un Matos così è talmente incontenibile che appena non c’è te ne accorgi subito.

 

TUPTA 6,5

Peccato che abbia mancato un paio di gol nel primo tempo. Verrebbe voglia di premiarlo come migliore in campo, questo ragazzo che, in Primavera, ha segnato 44 reti in tre stagioni. Al debutto da titolare tra i professionisti, ha mostrato di avere le stimmate dell’attaccante a tutto tondo: corsa, movimenti sempre calibrati, un lavoro inarrestabile a supporto della squadra. Il palo gli ha detto che no, non era giornata per “timbrare”, ma poi ha ripreso palla e ha servito a Colombatto il cadeau per la pennellata del 2-0. La mancanza di Di Carmine e Pazzini non si nota.

 

LARIBI 7

Il suo nome è Q, come il responsabile della fornitura di “gadget” nei film di James Bond. Alla maniera dell’attore che lo rese celebre, Desmond Llewelyn, ha una classe endemica, dono di natura per elezione. Anche lui inventa, costruisce, crea. La Q, rigorosamente maiuscola, vale anche quale iniziale del suo pregio migliore: vedi alla voce “Qualità”.

 

RAGUSA 6

Sciupa qualche contropiede, aiuta la squadra a salire. Alla ricerca della forma migliore.

CISSÉ 6

Nella buriana finale è tra i più combattivi.

LEE ng

 

GROSSO 7

Questo Verona sa giocare con calma e colpire con freddezza. Certo, dopo il gol di Firenze i tremori aumentano, e pure lui smoccola. Per 85’, tuttavia, l’Hellas era stato a tenuta stagna dietro e lucidissimo nell’azione offensiva, al netto delle occasioni non finalizzate al meglio. L’impronta c’è, adesso avanti nella navigazione, che è lunga e perigliosa.

 

 

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