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Serie A e diritti tv, come cambierebbe la ripartizione. Verona più ricco di 16 milioni

In arrivo una rivoluzione, più soldi per le medio piccole

Lorenzo Fabiano

La vera e propria rivoluzione che sta per investire l’Italia del pallone viene dal telecomando. Come noto, il gruppo spagnolo Mediapro si è aggiudicato i diritti tv della serie A per il triennio 2018-2021, mettendo in busta un’offerta da un miliardo e cinquanta milioni. Sky, presa in contropiede, non l’ha presa bene: ha presentato una diffida e attende una risposta antro 45 giorni dall’Autorità Garante della Concorrenza.  Il progetto spagnolo prevede la rivendita del prodotto agli operatori e in futuro la nascita di un canale tematico dedicato alla copertura delle 380 partite da trasmettere non più in cinque finestre ma in otto, con l’aggiunta del sabato alle 15, la domenica alle 18, e il Monday Night alle 20.30. In soldoni, lo spezzatino si sta per allargare ulteriormente.

In attesa di vedere come andrà a finire, attraverso uno studio della testata Calcio&Finanza, proviamo a a capire quali saranno le ripercussioni sui club. Attualmente i proventi vanno suddivisi nei seguenti criteri: 40% in parti uguali; 30% in base al bacino d’utenza;  10% in virtù della storia dei club; 20% frutto dei risultati sportivi (15% negli ultimi 5 anni, e 5 % nell’ultimo anno). Se il campionato finisse oggi, la Juventus sarebbe la società ad incassare di gran lunga di più con oltre 107 milioni. Distanziate le milanesi, di poco al di sotto del tetto degli 80. Il Verona porterebbe in cassa poco più di 27 milioni e mezzo ( il Chievo ne prenderebbe 29), davanti a Sassuolo, Spal, Crotone, e Benevento, fanalino di coda con 24.

Dalla prossima stagione a cambiare sarà non solo ovviamente la misura della torta messa sul piatto dagli spagnoli, ma l’entità delle singole fette. Decurtati circa 50 milioni di commissione per l’advisor Infront, il 10% per la mutualità, 60 milioni per il paracadute e circa 20 milioni tra premi per la Coppa Italia e altri versamenti per la Serie B, il totale si aggirerebbe attorno a 1,2 miliardi di euro, contro i circa 924 milioni  attuali. La cifra da dividere in parti uguali passa dal 40 al 50%;  diminuiscono il peso della tifoseria, dal 30 al 20%, quello della storia, dal 10 al 5%, e infine quello del rendimento nell’ultimo quinquennio, dal 15 al 10%; in aumento l’incidenza dell’ultimo anno, che passa dal 5 al 15%. Occorre precisare che la voce della tifoseria verrebbe stimata attraverso il numero di spettatori paganti e l’audience televisiva certificata. «Abbiamo riorganizzato la legge Melandri – spiega il ministro dello sport Luca Lotti – inserendo una modifica per la redistribuzione dei diritti tv, in modo da assegnare maggiori risorse alle società più piccole rendere il campionato più bello e interessante».

Tabelle alla mano, in effetti il riequilibrio sarebbe evidente. La Juventus sarebbe l’unico club a rimetterci: le entrate bianconere scenderebbero da 107 a 91 milioni, vedendo in tal modo assottigliarsi il margine con le altre, che invece godrebbero di segno più. I maggiori benefici ricadrebbero sulle società di fascia medio piccola. Il Verona, grazie al supporto dei suoi tifosi presenti allo stadio e in poltrona di casa davanti alla tv (valore complessivo 7,3 milioni), farebbe un bel balzo salendo dagli attuali 27 a 43 milioni e mezzo (il Chievo ne percepirebbe oltre 47)  davanti a Crotone, Spal, e Benevento. Vedremo che ne penserà il Garante di fronte alle rimostranze di Sky, ma non vi è dubbio che il nuovo sistema apporterebbe un deciso riassetto degli attuali iniqui scompensi.

Tabella stime a cura di Calcio&Finanza

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