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Come eravamo. Dieci anni dopo

Era il 2007, il Verona retrocesse in C1 perdendo lo spareggio con lo Spezia. Cos' è rimasto, cosa non va via

Matteo Fontana

C'è quel bellissimo film con Robert Redford e Barbra Stresand, diretto da Sydney Pollack, con quel titolo ammaliante: "Come eravamo". Il pensiero ci scorreva stamattina, in quel lunedì che è sempre lunedì e che, però, lo è un po' meno, perché domani si gioca, e a Verona arriva lo Spezia.

Dieci anni fa, era giugno. Flavio Tosi era appena stato eletto per la prima volta sindaco con un camion di voti. Lui e altri politici locali accorrevano allo stadio per seguire l'Hellas: lo sport è politica, la politica è sport. Al governo nazionale c'era Romano Prodi. Non per molto ancora, in realtà. Tutte le squadre cittadine nei maggiori sport erano retrocesse. Persino l'apparentemente infrangibile Chievo era caduto in B.

Si pensava al ritorno del derby, in quei giorni. Per giocarlo, il Verona avrebbe dovuto rimanerci, in B. E per farlo serviva battere lo Spezia nella seconda partita dei playout. All'andata, l'Hellas aveva follemente perso una partita dominata. Il gol di Sibilano, gli errori galattici, su tutti quello di Cutolo. Il rigore che Turati provocò con un goffo intervento in area e che portò al pareggio. Il tiro da 30 metri di Do Prado, con Pegolo, a lungo sensazionale in quella stagione, non seppe raggiungere: il Verona fu sconfitto per 2-1.

Giovedì 21 giugno, in un Bentegodi stipato, i gialloblù si giocavano tutto. A guidarli c'era Giampiero Ventura, che aveva preso una squadra sfasciata, con Massimo Ficcadenti consumato dal conflitto con il discusso direttore sportivo Peppe Cannella. Piero Arvedi l'aveva esonerato a dicembre, dopo un 3-0 in casa con il Mantova: la decisione, in realtà, era già stata presa.

Ventura spinse alla rimonta il Verona. Ma fu un'illusione. Si finì agli spareggi. E fu un'altra illusione. Ventura, adesso, è il commissario tecnico dell'Italia. Avendo avuto l'opportunità di seguire, assieme a qualche altro collega, i suoi allenamenti, la meticolosa capacità che aveva nella gestione degli uomini e dei mezzi risulta indubbia. Non bastò, però, per compiere il miracolo.

Riprendendo in mano quanto scritto sul "Corriere di Verona" uscito il 22 giugno, si legge: "È il baratro. È la C1. È il buco nero in cui finisce l'Hellas. Non ce la fa, il Verona, a piegare lo Spezia. Non ce la fa a segnare quel golletto che avrebbe dato la salvezza ai gialloblù". E poi: "La lunga rincorsa che aveva permesso all'Hellas di risalire la corrente di una classifica drammatica, a dicembre, si ferma in un Bentegodi colmo, che al fischio di Rizzoli saluta il Verona sconfitto e in lacrime con un applauso che muove le corde dei sentimenti. Ma cambia poco".

Ancora: "L'Hellas cade, e le tavole della resurrezione saranno da leggere più avanti. Ora c'è soltanto lo sconforto della gente in gialloblù, l'afflizione di una città che vive un dramma sportivo".

Tosi, dopo la partita, parlò di Arvedi come un uomo lasciato solo. Il vicepresidente della Provincia, Antonio Pastorello, sostenne con nettezza che l'unica via possibile fosse la fusione con il Chievo.

Domani, lo Spezia al Bentegodi, dieci anni dopo.

Come eravamo.

 

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