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Continuiamo così, facciamoci del male

Il Verona è sempre più involuto, il pari con il Cosenza ne condanna i (gravi) difetti

Matteo Fontana

Poteva il Verona fare peggio che con il Padova? Sembrerà un paradosso, ma il 2-2 subito (già, perché vale una sconfitta) con il Cosenza ha messo in allarme persino più di quanto avvenuto all'Euganeo. Se quel che è accaduto nel derby è stato umiliante, i fatti del Bentegodi rendono chiaro che l'Hellas non ha chance di centrare la promozione diretta in Serie A. Per i playoff, se ci andrà, vedremo, ma ci si consenta di rimanere perplessi sul tema.

Attenzione, il calcio è bellissimo perché permette di rimettere in discussione ogni giudizio di partita in partita. Dovendo valutare, però, il "qui e ora", senza voler piccarsi di avere per le mani fantomatiche sfere di cristallo, sfidiamo chiunque a professarsi ottimista. Se una squadra in doppio vantaggio, favorita da un gap tecnico piuttosto netto sull'avversario, decide inconsciamente di anticipare lo spostamento sotto la doccia, con una gara che, invece, resta aperta, e non comprende che davanti ha un gruppo di lottatori che non mollerà mai, significa che i limiti caratteriali sono enormi. E questo è un (grave) difetto, peggio che sbagliare un passaggio o essere incerti nella chiusura delle diagonali.

Continuiamo così, facciamoci del male. Un Hellas che ha una rosa ampia e qualificata come non era stato neppure nelle stagioni delle ultime promozioni, nel 2012-2013 e nel 2016-2017 - questione di gusti? Confrontate gli organici pound for pound e fatevi un'idea, se avete dei dubbi -, sta scivolando lontano dalle ambizioni che ne devono derivare.

Tocca ammettere che il risveglio di dicembre non è stato un segnale di forza, ma un incrocio di eventi favorevoli, sebbene guadagnati con merito. I politicanti che vanno di moda in questi tempi grevi amano ripetere "Chi sbaglia paga". Il Verona non smette di sbagliare, ma a pagare sono sempre e soltanto le speranze di tornare in Serie A.

 

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