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gazzanet
Non è il rumore dei nemici di mourinhiana memoria, ci mancherebbe. Piuttosto, il pissi-pissi-bau-bau che spesso a Verona va di moda. Così tocca registrare intemerate in ordine sparso a carico dell’Hellas che ieri ha perso a Bergamo, con la tentazione neanche troppo velata di buttarla in caciara.
E sia: a chi non girano le scatole per il gol subito nel pieno del recupero? Chi non rimugina sui due vantaggi conquistati e dopo svaniti, fino al sorpasso fatale? Allo stesso modo, occorre fare quel pizzico di chiarezza che è utile per non confondere il grano con loglio.
Ogni partita che questo Verona gioca al livello che ha tenuto ieri con l’Atalanta è un mezzo miracolo, per non dire persino intero. Miracolo tattico, miracolo tecnico. L’Hellas ha un solo compito: salvarsi, fosse anche all’ultimo secondo del campionato. Per adesso, ha raccolto 18 punti in quindici giornate. Un’enormità.
Che perda al Gewiss Stadium non è un’eccezione: è una regola che può essere cancellata soltanto a fronte di qualcosa di grande. Esattamente quel che stava facendo il Verona. L’Atalanta è, con la Lazio, la squadra che gioca il miglior calcio della Serie A. A differenza degli inzaghiani, però, si esprime su standard di solenne bellezza da un tempo più lungo. Di fatto, con il Milan in crisi d’identità, è diventata la terza grande del Nord, e non a distanze siderali da Juventus e Inter.
Forse non tutti sanno che, per ricordare una delle rubriche più spassose di quella rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione. Un enigma, per restare in tema, è come si possa mettere in dubbio la bontà della prestazione di un Verona che, magari c’è chi se lo scorda, con una rosa che non è feconda per soluzioni, ha perso Eddie Salcedo e ha dovuto far di conto con i timori di Max Kumbulla: era in panchina, ma quando ha iniziato il riscaldamento la coscia infortunata con il Brescia gli ha trasmesso cattive vibrazioni. Ivan Juric ha agito di conseguenza.
Detto questo, si pensi al Torino e dopo a gennaio, mese critico, con partite a raffica e mercato aperto. Se Emmanuel Badu tornerà, il Verona avrà un’addizione di rilievo. Discorso affine per Daniel Bessa. Ad ogni modo, occorrerà aggiungere altri due pezzi, possibilmente in attacco, per non correre rischi evidenti.
Per tutto il resto, ci sono i soliti chiacchieroni in servizio permanente effettivo.
Visto che si scrive con l’ora di pranzo che si avvicina, un piatto di pasta all’arrabbiata basterà e avanzerà per digerirne le fantasie da social-dipendenti.
Questo Verona tutto sangue, sudore e cuore deve essere una ragione d’orgoglio per chi lo segue. Agli altri, un invito a non essere troppo “cattivi”: Santa Lucia, poi, potrebbe portare loro il carbone.
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