gazzanet

Il Verona ha sempre fame (anche quando perde)

Getty Images

Il Verona sconfitto a Sassuolo non toglie niente al valore di questa squadra

Lorenzo Fabiano

Nessun dramma. Perdere contro il Sassuolo ci sta. Lo sa bene Ivan Juric che nelle ultime due stagioni ha chiuso il confronto diretto con De Zerbi con tre sconfitte e un pareggio. Non lo dice, ma la cosa non gli va giù come del resto non va giù a noi. Senza andare tanto lontano, le due sconfitte rimediate quest’anno bruciano, e parecchio: il Verona non meritava di cadere in casa all’andata (Juric evoca spesso quella partita come una delle migliori prestazioni della sua squadra), né tantomeno di soccombere ieri al Mapei. Il calcio è un po’ carogna quando ci si mette, ma mica lo abbiamo scoperto ieri. A essere onesti va detto che ci abbiamo messo però del nostro. Sui tre gol subiti, pesano amnesie e pasticci di una difesa che fortino tanto inespugnabile più non è. Rispetto a un anno fa sono 5 i gol subiti in più: li abbiamo presi nelle ultime due giornate contro Milan e Sassuolo. Due domenica scorsa, tre ieri

Per il resto, la stagione è un copia/incolla della precedente: i punti sono 38 come un anno fa, il nono posto in classifica lo stesso. Chiaro che incassare due man rovesci in una settimana non piaccia a nessuno, ma non dobbiamo mai dimenticare quanto la squadra sta facendo; pensiero diffuso era che fosse stata indebolita in estate, e che il destino ci avrebbe riservato solo lacrime e sangue; niente di tutto ciò. A dirlo non siamo noi, ma i numeri che sempre rimangono la fonte più autorevole. Si possono leggere e discutere finché si vuole, ma metterli in dubbio no. Due sconfitte di fila il Verona le aveva subite quest’anno il 31 gennaio a Roma e una settimana dopo a Udine; poi si è ripreso infilando una striscia positiva di quattro risultati utili, tra cui la grande prestazione nel pari contro la Juventus e la folgorante vittoria di Benevento.

Ora, sono arrivati questi due bollini rossi: se contro il Milan, il Verona è praticamente rimasto a Peschiera, a Reggio Emilia contro il Sassuolo la sua partita se l’è giocata. Eviteremmo di avventurarci in labirintiche analisi di carattere psicologico; piuttosto, staremmo più attenti alle considerazioni sugli aspetti atletici. Il Verona non ha perso perché a fronte di una classifica tranquilla avrebbe la pancia piena e si starebbe adagiando sugli allori. Sciocchezze. La fame non l’ha persa, e lo si è visto anche ieri, quando ha messo in campo tutto quello che aveva per provare a rimettere la questione nei giusti binari. E ci era pure riuscito. Poi l’ennesimo grossolano pasticciaccio in area ha offerto sul vassoio a Traorè il pallone del castigo.

Non avendo dati empirici dei trend atletici sotto mano, ci affidiamo alle impressioni; ci sembra che più di qualche elemento mostri comprensibili segni di stanchezza. Il Verona è una macchina che corre e consuma.  Il cardine del suo calcio è sacrificio fatto di aggressività e intensità; un calcio molto fisico, antico per certi versi e per questo affascinante, che si esalta negli uno contro uno, uomo su uomo, lo abbiamo ripetuto mille volte ormai. È altresì un modo di stare in campo che infiamma le folle (a casa, purtroppo) ma che chiede anche molto alle riserve energetiche. La spia della benzina non è accesa, questo no, ma che la lancetta giri in questi giorni inesorabile verso il basso, è innegabile. Ora giochiamocela con l’Atalanta, che al Bentegodi arriverà reduce dalle fatiche di Madrid. Poi avremo la sosta, occasione per rifiatare, rifornirsi e ripartire. Questi ragazzi sono uomini, non automi. Sarebbe bene non dimenticarlo. Il resto sono congetture che lasciano il tempo che trovano.

tutte le notizie di

Potresti esserti perso