Nessun dramma. Perdere contro il Sassuolo ci sta. Lo sa bene Ivan Juric che nelle ultime due stagioni ha chiuso il confronto diretto con De Zerbi con tre sconfitte e un pareggio. Non lo dice, ma la cosa non gli va giù come del resto non va giù a noi. Senza andare tanto lontano, le due sconfitte rimediate quest’anno bruciano, e parecchio: il Verona non meritava di cadere in casa all’andata (Juric evoca spesso quella partita come una delle migliori prestazioni della sua squadra), né tantomeno di soccombere ieri al Mapei. Il calcio è un po’ carogna quando ci si mette, ma mica lo abbiamo scoperto ieri. A essere onesti va detto che ci abbiamo messo però del nostro. Sui tre gol subiti, pesano amnesie e pasticci di una difesa che fortino tanto inespugnabile più non è. Rispetto a un anno fa sono 5 i gol subiti in più: li abbiamo presi nelle ultime due giornate contro Milan e Sassuolo. Due domenica scorsa, tre ieri
gazzanet
Il Verona ha sempre fame (anche quando perde)
Il Verona sconfitto a Sassuolo non toglie niente al valore di questa squadra
Per il resto, la stagione è un copia/incolla della precedente: i punti sono 38 come un anno fa, il nono posto in classifica lo stesso. Chiaro che incassare due man rovesci in una settimana non piaccia a nessuno, ma non dobbiamo mai dimenticare quanto la squadra sta facendo; pensiero diffuso era che fosse stata indebolita in estate, e che il destino ci avrebbe riservato solo lacrime e sangue; niente di tutto ciò. A dirlo non siamo noi, ma i numeri che sempre rimangono la fonte più autorevole. Si possono leggere e discutere finché si vuole, ma metterli in dubbio no. Due sconfitte di fila il Verona le aveva subite quest’anno il 31 gennaio a Roma e una settimana dopo a Udine; poi si è ripreso infilando una striscia positiva di quattro risultati utili, tra cui la grande prestazione nel pari contro la Juventus e la folgorante vittoria di Benevento.
Ora, sono arrivati questi due bollini rossi: se contro il Milan, il Verona è praticamente rimasto a Peschiera, a Reggio Emilia contro il Sassuolo la sua partita se l’è giocata. Eviteremmo di avventurarci in labirintiche analisi di carattere psicologico; piuttosto, staremmo più attenti alle considerazioni sugli aspetti atletici. Il Verona non ha perso perché a fronte di una classifica tranquilla avrebbe la pancia piena e si starebbe adagiando sugli allori. Sciocchezze. La fame non l’ha persa, e lo si è visto anche ieri, quando ha messo in campo tutto quello che aveva per provare a rimettere la questione nei giusti binari. E ci era pure riuscito. Poi l’ennesimo grossolano pasticciaccio in area ha offerto sul vassoio a Traorè il pallone del castigo.
Non avendo dati empirici dei trend atletici sotto mano, ci affidiamo alle impressioni; ci sembra che più di qualche elemento mostri comprensibili segni di stanchezza. Il Verona è una macchina che corre e consuma. Il cardine del suo calcio è sacrificio fatto di aggressività e intensità; un calcio molto fisico, antico per certi versi e per questo affascinante, che si esalta negli uno contro uno, uomo su uomo, lo abbiamo ripetuto mille volte ormai. È altresì un modo di stare in campo che infiamma le folle (a casa, purtroppo) ma che chiede anche molto alle riserve energetiche. La spia della benzina non è accesa, questo no, ma che la lancetta giri in questi giorni inesorabile verso il basso, è innegabile. Ora giochiamocela con l’Atalanta, che al Bentegodi arriverà reduce dalle fatiche di Madrid. Poi avremo la sosta, occasione per rifiatare, rifornirsi e ripartire. Questi ragazzi sono uomini, non automi. Sarebbe bene non dimenticarlo. Il resto sono congetture che lasciano il tempo che trovano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA