Un fromboliere non lo è mai stato, questo no se dal 2015, anno del suo debutto in massima categoria, solamente due volte Kevin Lasagna ha chiuso un campionato di serie A in doppia cifra: 12 gol nella stagione 2017-18 e 10 nella stagione 2019-20, entrambe con la maglia dell’Udinese. Da quando è arrivato a Verona, a gennaio del 2021, di centri ne ha fatti cinque, due nel primo mezzo campionato, due nel secondo e uno, finora, nel terzo alla prima giornata contro il Napoli. Pochetto. Se facessimo poi la conta delle occasioni create e dei gol sbagliati il conto salirebbe in modo esponenziale. Ma il calcio dei periodi ipotetici non sa che farsene. Lasagna è così, prendere o lasciare: fa, tanto, e disfa, altrettanto. È veloce come una freccia, ricorda nella postura certi soldatini Playmobil, corre per quattro, gira come una trottola animata da una coppia di pile Duracell, ma alla resa di conti si traduce in un cavo che parte in fibra ottica, ma in casa ti entra col filo di rame. Potrebbe, insomma, ma non è.
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Lasagna e il gol che non c’è: su la testa, Kevin!
Che guaio, e allora te la do io la velocità. Ennesima prova ne abbiamo avuta domenica pomeriggio contro la Sampdoria: sul gol del 2-1 di Doig, lui la zampa ce l’aveva messa, salvo essere abbattuto da Audero. Palla al biondo Josh da Edinburgo che ha insaccato. Non fosse andata così, sarebbe stato rigore solare e se lo sarebbe guadagnato Kevin da Suzzara. È andata molto peggio nel secondo tempo, quando a tu per tu con Audero lo ha saltato, a quel punto bastava solo depositare la palla in rete, e invece Kevin l’ha spedita in curva tra la disperazione dei tifosi che hanno rivisto gli spettri di Florin Raducioiu e Gigi Capuzzo (ma almeno quest’ultimo centrava i legni). «E se fosse la stagione di Lasagna? Come seconda punta, a fianco di Vercingetorige Henry potrebbe far bene» ci chiedevamo in estate, con speranza più che con convinzione. Perché, diciamo la verità, a uno con quella faccia lì da bravo ragazzo, rubata dal pallone alla ragioneria, non poi non volere bene. E poi perché in campo dà veramente l’anima: corre, corre e corre, peccato non la cacci mai dentro, che per uno che di mestiere fa l’attaccante in una squadra di calcio in serie A, mica è un dettaglio da poco.
I soprannomi si sprecano, persino «Forrest» per il fare il verso a Forrest Gump che non smetteva mai di correre, ma senza un dove. Eppure, volergli male proprio non si può. Ed è qui che il sentimento popolare del tifoso del Verona dà il meglio di sé. Altrove verrebbe scorticato, fatto a fettine e messo a gogna sul piazzale antistante lo stadio, qui la si butta in ridere e lo si abbraccia nel calore dell’incoraggiamento, perché se è vero che col gol ha un rapporto parecchio complesso, la maglia gialloblù Lasagna la onora con dedizione e impegno. E questo la gente lo ha capito. In fondo, quelli come lui ai quali non gliene gira mai una giusta, al tifoso del Verona piacciono ed è disposto a dargli il cuore aprendogli le porte dell’humana pietas. Da queste parti, su scalini di gradinate che han visto di tutto, e di ben peggio, citando Battiato, un «sentimento (tutt’altro che) nuevo». E una dimostrazione di cosa davvero significhi essere tifosi. Tu Kevin, continua a darci dentro e prova ora a ripagarli. Se lo meritano.
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