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L’impossibile è più vicino: Hellas, ora fai il miracolo

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La vittoria col Lecce ribalta la classifica. I meriti di Zaffaroni e Bocchetti

Solo quattro giorni fa, al risveglio dalle sei pappine rimediate dall’Inter, l’umore era così buono che sul piatto della musica del mattino girava il rock crepuscolare di “Creep”, primo capolavoro dei Radiohead, che tutto è tranne che un inno solare alla gioia. Quattro giorni e, sebbene sia lunedì, il cielo è plumbeo, l’aria umidiccia, e gli automobilisti smoccolino in coda nel traffico cittadino in tilt, all’indomani del colpaccio di Lecce sullo scaffale vai a cercarti i Rem e così il primo caffè te lo gusti sulle note solari di Shiny Happy People. Fossi un deejay il pezzo di apertura della giornata sarebbe certamente questo. Non lo sono, ma chi se ne frega, mi preme altro: ho solo voglia di celebrare la magica follia del calcio, che altro non è che una pedata nel sedere alla logica della ragione.

In un battito d’ali, fuori dalle tenebre d’improvviso lucevan le stelle. E allora sì che ci vuol la ballata, una bella e sana botta energia positiva dopo tanto penare. Un buon primo tempo, la sofferenza, pur senza rischiare granché, nel secondo; poi la premiata ditta Zaf & Bok richiama un Verdi al verde di idee, e in campo spediscono il desaparecido Ngonge che non vedevamo dallo scellerato sciupo di Napoli quando a tu per tu con Meret optò per un cucchiaio che si tradusse in un legnoso mestolo. E, dopo averla purgata la stupidaggine di Napoli, a Lecce quello stramatto di Ngonge che ti combina? In cinque minuti mette la firma sul gol più pesante e prezioso di tutto il campionato del Verona. Il gol che tutto rigira come un calzino. Con loro non siamo mai stati teneri, ma stavolta bisogna proprio dire come Zaf & Bok l’abbiano proprio indovinata la mossa del cavallo. L’uomo del tram e Sasà voce de' criature, el nebiùn de Milàn e Napule mille culure, la coppia più improbabile del mondo: eppure da quando stanno assieme, i nostri Gianni e Pinotto hanno messo insieme qualcosa come 25 punti, tanti quanti il Toro di Juric, che ci farà visita domenica a ora di pranzo, e due soli in meno del Milan. E pensare che alla ripresa del campionato, il Verona ne aveva 5. Men che miseria.

Bloccati da Agosto in fondo a una miniera di carbone, ora torniamo a respirare il mondo e il miracolo non è più una chimera, ma anzi è semmai più vicino. Manca tanto così all’impossibile, ma si sa come nel calcio l’impossibile non esista, e allora eccoci qua…Per la prima volta dall’inizio di questa disgraziata e tormentata stagione il Verona si è tirato fuori dalla zona rossa. Incredibile lo abbia fatto in quattro pazzi giorni, risorgendo dalle ceneri come una Fenice. “Tutti a Lecce. Anche la squadra…”, così campeggiava lo striscione posto dai tifosi spazientiti a Peschiera venerdì mattina a poche ore dalla partenza per il Salento. L’ironia per un ultimo appello alla truppa a darsi una scossa d’orgoglio: applausi. Allo stadio di Via del Mare erano 231 anime, roba da medaglia al valore. Con loro a Lecce c’era anche la squadra, invito accolto. Shiny Happy People, tradotto: Veronesi Tuti Mati.

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