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Quel messaggio da Trogir: “Grande Hellas, grande Igor!”

Quel messaggio da Trogir: “Grande Hellas, grande Igor!”

La vittoria del Verona con la Roma si festeggia anche in Croazia

Lorenzo Fabiano

Bel lunedì. C’è il sole là fuori, ma splende anche dentro di noi. Era ora, perbacco! Pochi giorni e la manona di Igor dei Tudor già si vede. Ritrovato l’antico spirito guerriero, si è rivisto quel Verona satanasso cui eravamo abituati. Gli occhi della tigre al posto dei miagolii dei micetti, e la Roma Capoccia va giù stesa. Francamente, al Bentegodi di Special One si son visti solo il Verona e la sua gente. Bello da morire.

Dal letto mi alzo finalmente di buonumore, la moka che borbotta, il solito caffè; accendo il computer e dalla messaggeria spunta un «GRANDE HELLAS VERONA! GRANDE IGOR!». Me lo scrive un tizio che ho conosciuto per caso quest’estate sulla costa della Dalmazia, a Trogir magnifica roccaforte veneziana a un tiro di schioppo da Spalato. Si chiama Marko, durante la stagione porta fuori i turisti in barca, per tutto il resto dell’anno fa il pescatore. Lo scorso inverno è finito sulle cronache locali per aver pescato uno squalo di cinque metri. Ne va giustamente fiero. Un omone, stile Igor dei Tudor. A Trogir ero arrivato insieme all’amico Guido, per una sosta in rientro da un viaggio in Bosnia. «Andate al bastione, lì troverete uno che vi porta fuori in barca a fare un bel bagno» ci avevano suggerito. Detto, fatto. Arriviamo: «Italiani?» fa lui, «sì» facciamo noi. Si va. A bordo saliamo io e Guido, e oltre a noi c’è una signora inglese di gran classe con due bei pargoli. L’equipaggio è tutto qui, si salpa. «Italia, dove?» chiede Marko, «Verona» rispondo. È la miccia che scatena l’inferno: «Verona, Ivan Juric! Hajduk Split! Hajduk Split!» si accende come un Verstappen quando vede un Hamilton. E da lì inizia lo show: dallo stereo partono a raffica cori ultrà dell’Hajduk Spalato, lui canta a squarciagola come un ossesso; a poppa, a milady inorridita vengono quasi le traveggole, i pargoli guardano esterrefatti ‘sto demone al timone. «Ma dove siamo capitati» debbono legittimamente pensare. E chi lo ferma questo? Nessuno. Io e Guido ce la ridiamo che più non si può. La navigazione prosegue tra un coro ultrà e l’altro, il nocchiero ghigna d’orgoglio e canta. All’attracco su un isolotto, milady se la dà a gambe, noi rimaniamo in compagnia di Marko per un bagno e un filotto di birre al bar. E con il luppolo arrivano le confidenze. Ci racconta della sua vita da pescatore, di suo figlio Ante, campione di pool al tavolo da biliardo. E poi Hajduk, Hajduk, e ancora Hajduk; e Juric, Juric, e ancora Juric. Sa che non allena più il Verona: «Peccato per voi. Lui fenomeno». Gli spiego la situazione e gli racconto che al suo posto è arrivato Di Francesco: «Ok, lui bene con Roma. Ma no ok come Ivan!». Buon profeta il nostro Marko. Il tempo scorre, al timone della barca carica di bagnanti da riportare a Trogir, c’è ora il suo collega al quale ha dato il cambio. Peccato le chiavi le abbia lui. Quando lo chiamano, corre come un pazzo a portargliele. Noi problemi non ne abbiamo, potremmo tranquillamente attendere un passaggio e far sera. No, non se ne parla. Marko parlotta con dei tipi, si fa dare uno scooter; scopriamo che l’isolotto è collegato a Trogir da un ponte. Ci carica uno alla volta e fa spola. Con Marko “Haiduk” finisce a baci abbracci: «Frateli! Frateli! Forza Hajduk, Forza Hellas!». Scene mediterranee, così nasce un gemellaggio. Ci siamo scritti in questo periodo; le prime missive sul Messenger apparivano in croato: «Marko, italian or english please» gli ho detto. Adesso andiamo meglio, sebbene a volte arrivino parole più simili a un codice fiscale che ad altro. L’Hajduk, che frequenta i quartieri alti della classifica in compagnia della odiatissima Dinamo Zagabria e del Rijeka, ambisce al titolo. Il Verona languiva fino a ieri a zero punti. Quando gli ho scritto che abbiamo preso Igor dei Tudor, un altro spalatino, è andato letteralmente in escandescenze: «Grande Igor! Hellas Verona con lui bene! You will see!» prometteva. Ci speravo. L’avventura è partita bene. «GRANDE HELLAS VERONA! GRANDE IGOR!» mi ha scritto Marko stamattina.  Il calcio è proprio una cosa meravigliosa, come la vita.

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