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Verona a picco? Hanno smontato una macchina perfetta (e non dicono perché)

Verona a picco? Hanno smontato una macchina perfetta (e non dicono perché) - immagine 1
L'Hellas sempre più giù e i motivi sono chiari. Marroccu dice che è colpa del club ma non si dimette

Lorenzo Fabiano

Sempre più giù. Più che alla frutta, a Monza questo povero Verona è arrivato all’affogato. Certo, abbiamo giocato un’ora in dieci e il rosso a Magnani è esagerato (resta il fatto che dormiva e sì è fatto infinocchiare da Mota Carvalho, mica da Momo Salah), ma il primo tiro in porta il Verona lo ha fatto al minuto 89 (gran biglia del bravo Terraciano). Ottava stecca consecutiva (10 in totale) un record; la miseria di 5 punti in 13 partite, una sola vittoria in casa sulla derelitta Sampdoria; la difesa più bucata della serie A (26 gol incassati), per cifre (11) terzultimo attacco (l’ultimo gol di un attaccante risale al 31 agosto, Kallon a Empoli), ma pure una squadra brava a centrare legni (8); e il gioco? Neanche l’ombra. Nè con Cioffi, né con Bocchetti: i due si dividono ora il triste filotto, quattro sconfitte a testa. Il calcio non è roba per ingegneri: semplice, se segni poco e becchi tanti gol sei nella tempesta perfetta. I numeri sono impietosi e spiegano l’ultimo posto in classifica.

 

Per carità non vogliamo passare per catastrofisti, vero è che da qua a maggio è ancora lunga e che ora i petrodollari del Qatar che si son comprati il pallone firmano la tregua dal martirio; vero pure l’esempio della Salernitana che lo scorso anno zoppicava quanto noi, ma poi riuscì a ingranare la marcia fino a salvarsi con appena 31 punti. Tuttavia, quando la situazione era disperata, al mercato di riparazione di gennaio, il presidente Iervolino mise mano al portafoglio e rivoluzionò la squadra dando mandato a Walter Sabatini di acquistare una dozzina di giocatori. Se li avesse avuti dall’inizio, avrebbe fatto ben più di 31 punti. Altrettanto vero che non ci pare questa sia certo questa l’intenzione della premiata ditta Setti & Marroccu. Rimane il fatto che, diciamolo in tutta franchezza, per retrocedere in questa serie A bisogna davvero essere poca cosa. E non c’è dubbio che questo Verona lo sia.

«Chi vince festeggia, chi perde spiega» era il mantra di Julio Velasco. Ebbene, in via Olanda di cose da spiegare ne avrebbero parecchie. «La responsabilità non è dell’allenatore, ma nostra» dice Marroccu; «Dobbiamo lavorare» ripete fino alla noia Bocchetti. Un po’ pochetto. Per chiudere il cerchio, mancherebbe solo il «siamo in crescita», ma gli elementi per dirlo, non ci sono. Magari lo sentiremo con l’anno che verrà, ma credo sarà più facile che i preti possano sposarsi. Quindi, evitiamo almeno di prenderci in giro. Le cause del disastro son note a tutti da tempo, le abbiamo dette e ripetute mille volte: il Verona era una macchina perfetta, ma è stata smontata e rimontata con pezzi di ricambio di seconda mano e ora il motore annaspa e batte in testa. Ci dovrebbero spiegare almeno perché. Null’altro.

 

Detto che il cambio di allenatore non ha prodotto nulla (Cioffi e Bocchetti, non saranno né Rinus Michels né Ernst Happel, ma sono i meno responsabili di tutti), se il ds Marroccu ammette che la responsabilità di questo scempio è della società, dovrebbe prenderne atto fino in fondo e rassegnare le dimissioni. Nulla di personale, ma questo disastrato Verona lo ha messo insieme lui. Mica un dettaglio. Quanto al presidente, solo una cosa: se una società è in difficoltà, la spending review per stare nei conti dovrebbe partire dall’amministratore con il taglio del compenso. All’Hellas Verona Fc questo non avviene. E con quei quattrini un centravanti degno di questo nome, lo potremmo prendere. Ultima cosa, che ormai sanno anche gli archi dell’Arena: da giorni in città circola voce che Setti abbia venduto il club a un fondo americano. Boh…quest’estate diceva che per un’offerta da 100 milioni di euro non si sarebbe seduto nemmeno al tavolo. Ha cambiato idea o siamo dinanzi all’ennesima bufala? Vedremo. Intanto,  al «poro Verona» di questi tempi grami l’affogato è servito. 

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