Verona alla Tafazzi, ma la salvezza è sempre lì

Lunedì mattina: cerchio alla testa, occhiaie e balle che girano. Niente di nuovo, se non fosse più del solito. Tutta colpa della gran Tafazzata. La botta è stata pesante, d’accordo, ma sorrido nel leggere tanti commenti disfattisti da professionisti sceneggiatori del disaster movie, e previsioni di rovesci che neanche il colonnello Giuliacci. Embè? Ci stanno, e ci staranno sempre, ma lasciano pure il tempo che trovano. Roba che entra da un orecchio ed esce dall'altro. Parole al vento, che nel calcio da sempre abbondano.

Diritto di replica e via al sondaggio: mi piacerebbe sapere quanti di noi a gennaio avrebbero mai pensato di trovarci dove siamo oggi a 180 minuti dalla fine. Urne aperte, appuntamento alla Maratona Mentana, sempre che prima non si scanni con Lilli Gruber, per l’esito del voto. Ieri è andata male, ci è girato tutto storto, ma la magia del calcio sta nel farti vedere le fate o le streghe in un battito di ciglia. Prendere o lasciare. E nel giro di sei minuti le streghe ieri le abbiamo viste davvero: avevamo il certificato della salvezza in mano, e son spuntate fuori a strapparcelo: «Eh no belli, mica ve le cavate così, ve la dovete sudare fino alla fine!». Ci abbiamo messo del nostro, dite? Sì, e non è la prima volta, ma così non fosse, saremmo una squadra da almeno metà classifica.

Chiedo ancora: li abbiamo per caso scoperti ieri i nostri limiti? Altro sondaggio, altra Maratona Mentana, sempre che la telenovela “Lilli, Chicco e le Storie Tese” non sia finita nel frattempo davanti alla Palombelli a Forum. Io credo abbiano tutto sommato ragione le streghe; essere questi implica sudarsela e soffrire le pene dell’inferno fino alla fine. Nessun problema, a 'ste cose siamo abituati, ci abbiamo fatto il callo, mica ci spaventano. Manca tanto così al raggiungimento di un traguardo al quale solo pochi mesi fa neanche quelle buonanime al "club degli incorreggibili ottimisti" di Jean-Michel Guenassia avrebbero mai potuto credere. Vi pare poco? Forza, andiamocelo a tagliare sto benedetto traguardo, che manca tanto così e, come disse Osvaldo a Bisteccone nel maggio veronese di 39 anni fa sotto il cielo plumbeo di Bergamo, ce lo meritiamo tutti (ma sì valà,  anche quei buoni diavoli dei disfattisti).

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