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Verona, ti sei fatto male da solo

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La salvezza è ancora possibile, ma ora è durissima e le colpe sono tutte dell'Hellas

Non fai ora a fare tre passi avanti, che ne fai tre indietro. Si va a singhiozzo, d’altronde è stato così sin dall’inizio di questa disgraziata stagione. Disgraziata? Sì, ma puntualizziamo: sia chiaro una volta tutte che la disgrazia ce la siamo cercata, perché tutto questo altro non è che il misero raccolto dello scempio seminato la scorsa estate. La chiarezza, prima di tutto. Dopo il colpaccio in Salento doveva essere la nostra domenica: Lecce a Roma con Lazio, Spezia che ospitava il Milan, e noi un Torino che alla classifica aveva poco o nulla da chiedere se non onorarla. «Lecce e Spezia perdono, noi facciamo almeno un punto, poi perdiamo pure a Bergamo, ma battiamo l’Empoli e a quota 34 siamo salvi» era il refrain che girava al bar sport in settimana. Niente di tutto ciò. Anzi, è andata esattamente al contrario: il Lecce ha pareggiato a Roma, lo Spezia ha affossato il Milan, e il Torino ha affossato noi. Altro che nostra domenica, qui è tutto da rifare; no, di più, semmai tutto si complica.

Sento ora rumoreggiare un frullato di malelingue sulle prestazioni di Lazio e Milan: detto che la complottistica è materia nella quale gli italiani raggiungono da sempre picchi di eccellenza, siamo del tutto in fuori gioco per tre precisi motivi: primo, dobbiamo pensare solo a noi stessi senza aspettarci regali (altrimenti, se la mettiamo giù così, cosa potrebbero mai gli altri dire della nostra vittoria col Sassuolo acciuffata in extremis per il rotto della cuffia grazie a utili Consigli?); secondo, Lazio e Milan non hanno regalato proprio nulla, ma davanti si son trovate due squadre che hanno lottato alla morte e il risultato alla fine se lo sono strameritato; terzo, è quello che avremmo dovuto fare noi contro il Torino, ma non lo abbiamo fatto perché chiedere alla nostra armata bislacca di mostrare gli attributi per due domeniche di fila, è troppo.

Ci si è messo un po’ di tutto nel minestrone rancido che ci è stato servito ieri a pranzo: la cervellottica e presuntuosa idea dei nostri Gianni & Pinotto in panchina di mettersi a specchio col Tigrotto Spalatino (e infatti se gli è sbranati entrambi), poche idee e ben confuse (ma non è una novità) e gambe molli come lo stracchino del Nonno Nanni (neanche fosse lui il preparatore atletico). No, questo povero Verona che a libro paga ha quattro allenatori, due direttori sportivi, ma non un attaccante che la cacci dentro, non gliela fa, proprio non gliela fa. Nemmeno quando, dopo averti messo sotto di brutto, nella ripresa il Toro giochicchia a Ciapa No…Adesso è dura, diciamo pure durissima: si alza l’asticella della quota salvezza, e già questa per noi è una bella rogna, ma è la fragilità della truppa, e non l’abbiamo certo scoperta ieri, a preoccupare di più. A questo punto può succedere di tutto: dovessimo retrocedere, e l’ipotesi non è remota, risparmiamoci complotti e chiacchiericcio piagnucoloso. Dai, non è roba da noi. Siamo onesti e diciamo, semmai, che la responsabilità sarà stata solo nostra. Almeno questo.

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