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Baroni dopo l’impresa lascia il Verona, una scelta più che comprensibile

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Quelli bravi vanno via tutti, e trovare il perché è abbastanza semplice
Andrea Spiazzi
Andrea Spiazzi Direttore 

Arrivato all'Hellas con entusiasmo e con la promessa di una squadra che potesse praticare il suo gioco coi 4 difensori, Marco Baroni si è trovato da subito in una situazione diversa che ha dovuto accettare. Lo ha fatto con grande impegno e professionalità. Mandato al diavolo il modulo a 3 dietro non più funzionale dopo mesi di risultati scarni, Baroni è passato ai 4, ha chiesto esterni validi che non sono arrivati, e dopo la rivoluzione di gennaio che avrebbe fatto rabbrividire chiunque e forse anche scappare qualche allenatore, ha preso atto e si è comunque rimboccato le maniche, compiendo un miracolo sportivo col "materiale" umano a disposizione, caricando ed educando un gruppo nuovo che non sapeva nemmeno che lingua parlare, per compiere una scalata salvezza più unica che rara.

Si sarebbe salvato il Verona senza Baroni? No. Il merito di questa salvezza è all'80 per cento di quest'uomo, che ora, giustamente dal suo punto di vista, ritiene di aver già dato abbastanza per la causa dopo quest'anno assurdo. Che lo aspetti il Monza o il Cagliari o l'Udinese, Baroni cerca qualche garanzia in più, e, onestamente non si può dargli torto. Prima di lui lo hanno fatto Juric e Tudor. Quelli bravi vanno via tutti, e trovare il perchè è abbastanza semplice. Ogni volta l'asticella che chiedono si alzi un po' viene abbassata, o quantomeno bloccata alla soglia del debito di ossigeno. Non c'è spazio per il "sogno" di migliorare un lavoro fatto, si vende alla velocità del suono il vendibile. Dunque largo chi accetta lacrime e sangue come miglior prospettiva. Questo è il Verona di Setti (o lo è ancor più diventato), prendere o lasciare. Grazie mille Marco Baroni, hai fatto un'impresa. E ora lasci: come non capirti.

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