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Che fare?

Il Verona si sveglia a esonero ormai conclamato, ma Grosso deve cambiare volto alla squadra

Matteo Fontana

Che fare? Questa domanda se la pose, in una delle sue principali opere politiche, Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin, parlando del movimento di cui faceva parte.

Fatta la tara alla storia, lo stesso interrogativo, lo ammettiamo, ce lo si pone dopo la vittoria del Verona con lo Spezia. L'esonero di Fabio Grosso era ormai conclamato, anche un pareggio avrebbe condotto al cambio in panchina, con Serse Cosmi già contattato e Zdenek Zeman a sorpresa pronto al sorpasso. Invece no, l'Hellas ha conquistato il Picco, è tornato a prendersi i tre punti, che mancavano dal 27 dicembre e dal 4-0 al Cittadella, ed è parso, perlomeno per un significativo tratto della partita, diverso.

Si sono viste più verticalizzazioni, il possesso palla è uscito dalla lagna del giro orizzontale che fa rima con prevedibilità (e pure, ce lo si permetta, gran rompimento di scatole), e persino il "coraggio" di tentare la conclusione della medio-lunga distanza. Così sono venuti fuori i gol di Zaccagni e Gustafson che hanno di nuovo variato lo spartito che voleva che oggi fosse il giorno dell'arrivo di un altro allenatore.

Di nuovo, quindi, ci chiediamo: che fare? I segnali visti con lo Spezia sono confortanti ma non decisivi. Il Verona si è rimesso in movimento, ma non corre ancora. Ne sapremo di più nel giro di una decina di giorni, con le gare con la Salernitana al Bentegodi e in trasferta a Lecce. Forse questo Hellas aveva bisogno di uno choc morale per (ri)trovare se stesso, ma soltanto la continuità o meno di rendimento potrà svelare se ieri sera si sia consumato il risveglio dal letargo oppure uno stridulo canto del cigno.

Quel che è certo è che le possibilità per raggiungere direttamente la Serie A non sono svanite, stante anche la penalità in arrivo per il Palermo. Il Verona di Grosso ha illuso e deluso troppo spesso, quindi ogni ulteriore valutazione sarebbe più vaga di una nebbiolina di fine inverno. Di sicuro, però, l'Hellas, fin qui, non è parso in grado di centrare la promozione, che si ottiene con la costanza nel gioco e nei risultati.

Se La Spezia sarà stata una sorta di Betlemme gialloblù, lo scopriremo solo vivendo. Per adesso, ci dichiariamo, in proposito, perlomeno agnostici.

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