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CINQUE COSE CHE HO VISTO IN VERONA-BOLOGNA

Setti, Mandorlini, i tifosi, la partita. Analisi di una debacle

Benny Calasanzio Borsellino

1) Mentre scrivo Maurizio Setti è rinchiuso in un agriturismo con amici (sic!) e pare stia decidendo il destino dell'allenatore del Verona. Dopo aver perso in modo meritatissimo contro il Bologna è chiaro a tutti che nel calcio ci sono cose che non hanno una spiegazione, e il perché una squadra cambi volto e atteggiamento con un nuovo allenatore rimane un mistero. Però, giunti a questo punto, l'unica scossa che può tenere il vita il paziente Hellas è questa. E se Mandorlini verrà confermato vorrà dire che sarà una questione economica e non una decisione presa per il bene del Verona. E anche di ciò bisognerà serbare ricordo.

 

2) Non ho voglia di scherzare, di ironizzare. Il momento è nero, per tutti. E per il momento non ho nemmeno rabbia. Mi dispiace per tutti, mi dispiace per me. Mi dispiace anche per Andrea Mandorlini, che per questa squadra e questa città ha dato tutto, che da questa squadra e da questa città ha avuto indietro tutto e un po' di più, e che oggi paga (forse) il conto che gli hanno lasciato sul tavolo i commensali che si sono alzati prima di lui dicendo "fumiamo un sigaretta e poi torniamo". Che di lui si sono fatti scudo. Lui, il Grigio, forse è sempre stato più un eccellente motivatore che un grande allenatore, forse ha sempre dato un'anima ai suoi Verona più che un gioco. Forse però quando l'Hellas vinceva non ci dispiaceva troppo. Ora il re pare essere nudo, ma questo non fa sorridere nessuno. Rispetto, fino alla fine, nel giorno in cui il suo governo è finito sul campo, con i suoi uomini, davanti ai suoi tifosi.

 

3) Comunque vada, quello che è accaduto oggi rimarrà per sempre nelle pagine dell'enciclopedia "Cose belle del calcio". Dal primo al 90' a incitare la squadra, a sostenerla, e peggiore era il momento, maggiore era il volume dei cori. Se il Verona ci provava, il Bentegodi spingeva. Sky per due volte ha interrotto la telecronaca per commentare quanto stava accadendo: "Pazzesco" ha detto Dario Massara. No, simply Verona. Poi, finito il match, con uno striscione, all'uscita del parcheggio, alla partenza del bus della squadra e dello staff. Constatazione più che contestazione: "Tutti colpevoli". Come dire: queste sono cose che discutiamo tra di noi, non allo stadio. Loro non vogliono essere lisciati, io non voglio fare il ruffiano, ma voglio dirlo: tifoseria esemplare che si merita non la Serie A ad ogni costo ma un trattamento dignitoso per la squadra che ama. Loro meritano rispetto, loro vengono prima di bilanci e plusvalenze.

 

4) Volete davvero parlare di campo? Prima del match ho scritto un sms ad un mio amico: "Occhio sugli esterni, Masina oggi fa gol, passa di tutto da quella parte". Sbagliato, nessun gol ma due assist, fatti con calma e con tanto di ricamo. Il giovanotto ha fatto ciò che voleva, senza che Pisano e Sala riuscissero a parlare la stessa lingua. Poi: attacca il Bologna e improvvisamente dietro Destro si inseriscono e si alternano i due diavoli africani Donsah e Diawara. Da noi il deserto: mai un inserimento di un centrocampista nella terra di mezzo, tanto che più volte è stato Moras a iniziare il ricamo (cosa che Bordin provava spesso, ma che puntualmente non veniva attuata in partite ufficiali: perché?). Non un'idea, non uno scambio interessante, non uno schema, non una banale sovrapposizione, non un ripiegamento difensivo ordinato, non un qualcosa che non fosse io la passo a te, tu la passi a me e passano i minuti. Non calcio. Sempre costantemente in attesa di qualcosa. Ma di cosa? Godot ormai arriverà a gennaio, lo ha detto il suo procuratore. 

 

5) Donsah. Nel giorno in cui questa dirigenza dovrebbe subire un processo pubblico per aver smembrato una macchina perfetta, voglio rispondere agli scout e agli esperti di calcio giovanile che sui social pullulano come porcini. Essi pontificano sulla "svendita" Donsah, oggimigliore in campo con la maglia sbagliata. Ricordo che il Verona lo ha venduto per 1,5 milioni di euro circa dopo che aveva fatto una (una!) presenza in Serie A, sapendo benissimo che con Mandorlini non avrebbe mai giocato e facendo, a parer mio, un grande affare. Io lo avrei fatto. O avrei cambiato allenatore.

 

5 bis) Il pianto di Mimmo Maietta a inizio partita. Un gesto che in questa giornata marrone mi riconcilia con il calcio. 

 

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