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CINQUE COSE CHE HO VISTO IN VERONA-PALERMO

Benny Calasanzio Borsellino

L'Hellas verso la B, cosa accadrà adesso?

1) Adesso è finita davvero. Oggi anche il fato ci ha comunicato che l'anno prossimo giocheremo il sabato. Abbiamo perso anche contro un squadra senza allenatore, che per assistere al match pare abbia anche pagato il biglietto. Ma, sia chiaro, di certo non andremo in B per la partita di oggi, che rimane la più intensa ed emozionante di quelle viste quest'anno (come siamo abituati male...). Oggi in campo quasi tutti hanno dato quasi il massimo. E, con amarezza, mi chiedo: ma perché non lo hanno fatto prima? Forse perché questa squadra è "clamorosamente" da Serie B, perché nel calcio i risultati non li fanno mai i nomi, Carpi docet. Paghiamo, in verità, una de-costruzione scientifica di ogni aspetto dell'Hellas Verona che per due anni ha funzionato: laddove tutto filava liscio, è stato scientemente versato acido. Un po' come era accaduto nel Treviso della stagione 2008/2009. Che poi fallì.

2) In campo si è vista una squadra mediocre che ha provato a vincere giocando un calcio discreto. Ma si sono visti alcuni equivoci che Delneri ha avallato non riuscendo a risolvere. Forse non esiste modulo migliore del 4-4-2 per vedere Jacopo Sala come esterno di centrocampo. E invece gli viene preferito addirittura Wszolek, la cui prestazione negli ultimi match assolve Mandorlini dal suo mancato utilizzo. Wszolek che, a sua volta, viene preferito a Gomez e Jankovic, e che sei minuti dopo il fischio d'inizio fa un volo dall'altra parte del campo dove, in ogni caso, combina assai poco. Ma parlavamo di Sala, che pare essere tornato ad avere smalto e benzina, e che necessiterebbe della mente libera per spingere e mettere in mezzo i suoi palloni, nonché di inserirsi in mezzo partendo largo. Invece deve fare il terzino, e la cosa migliore che fa è tenere in gioco Vazquez e tutta la provincia di Palermo in occasione del gol. E una cosa su Helander: tanto bravo negli anticipi e nei corpo a corpo, tanto inadeguato sui calci da fermo: è semplicemente inadatto a marcare l'uomo all'interno dell'area su corner e punizioni.

3) Pazzini. Fa una cosa spettacolare, anzi due, nella stessa azione, ma anche Sorrentino fa una cosa spettacolare, anzi due, nella stessa azione. E due forze uguali ed opposte si annullano a vicenda. Quando il Verona passa (in teoria) a tre davanti, in una delle ultime azioni lui, Toni e Gomez sono così vicini che parte il ritornello "pe pere re..pepepe..pepe rere pepepepe". È un pericolo costante, con Toni può coesistere quando però gioca da Pazzini (e non da Toni). E poi, una preghiera: tira di prima, tira di prima, tira di prima. Lui e Gomez oggi avrebbero voluto il chewingum che freeza per bloccare tutti e avere il tempo di stoppare, controllare, lucidarsi gli scarpini e tirare.

4) Su Toni tirato giù in area era rigore. La sua maglietta viene tirata così tanto che attraverso essa si poteva vedere il cartellone luminoso. Banti birichino livornese.

5) Cosa accadrà ora? Io non lo so, ma nemmeno in Via Belgio sembrano avere le idee chiare, stando a quello che leggo. I punti da colmare sono troppi. "Fare la squadra per la B" dice qualcuno. Quella puoi farla a giugno. Fare la società per la Serie B dico io, quella devi farla adesso. Quest'anno un dirigente ha chiesto le chiavi di tutte le porte dell'Hellas Verona. Ha chiesto la testa di chi avrebbe usato il chiavistello sulla sua pur di non farlo entrare, conoscendone i trascorsi. Maurizio Setti si è fidato, ha fornito le chiavi richieste, e si è voltato dall'altra parte, dicendo "ci vediamo a fine stagione, fa pulito". Quel dirigente ha fallito su tutta la linea, dai numeri (buco di bilancio) alla parte sportiva (perché anche di quello si è occupato). Quel dirigente ha un nome e un cognome: Giovanni Gardini.

Foto Getty Images per Gazzanet