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C’mon Hellas! Come prima, più di prima

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Lunga vita al “modello Verona” senza scordare chi eravamo solo pochi anni fa

Andrea Spiazzi

A ricordare certe suonate a Torino di qualche anno fa vien da tremare, e assieme da gioire. Che vergogna allora, che orgoglio, comunque, adesso, nonostante l'altro ieri una partita non certo splendida splendente.

L’orgoglio, in questi anni, di avere il Verona in A, un Verona che ha stupito tutti, che ha mostrato un calcio d’avanguardia, che si avvia (e qui si facciamo pure tutti gli scongiuri del mondo) a centrare la terza salvezza consecutiva, è davvero a livelli altissimi.

Non scordarsi mai chi si era poco fa, questa dovrebbe essere la massima da recitare prima di vedere ogni singola gara dell’Hellas Verona. E senza scomodare gli anni ’80, che resteranno il tesoro più grande a cui attingere nel mare dei ricordi. Coi quali, però, non si va lontani.

Il miracolo Verona di questo triennio è qualcosa che è stato studiato e preso d’esempio. Il calcio offensivo, l’intensità di gioco, i duelli a tutto campo sono stati copiati e ora tutti se ne riempiono la bocca.

Ogni salvezza sarà un miracolo, quello che potrebbe avvenire in più sarebbe un’apoteosi. Il calcio va in pezzi, i soldi son finiti. Solo le grandi, che possono permettersi debiti milionari, fingono che il problema non esista e vogliono la Superlega per ripianarli.

L’Hellas va, grazie agli interpreti eccellenti che lo ha reso così: la direzione sportiva, i calciatori, e un presidente che ha avuto l’intelligenza di consegnare le chiavi (o quasi) di questo macchinone a chi ci sa fare. Bolide che, attenzione, potrebbe sempre forare e andare fuori strada. Per questo, e perché il calcio ora vive come d’autunno sugli alberi le foglie, non dovremmo finire mai di gioire per ogni punto fatto. Il Verona è questo: acquisti lungimiranti e plusvalenze, senza stravolgere, senza cedere alla tentazione di vendere il vendibile subito per non gettare a mare il progetto tecnico. Con la speranza di trovare un allenatore che sposi la causa e che sia bravo. Tutto questo, a centrarlo ogni volta, è, sì, un miracolo.

Via un Kalinic se ne fa un altro, via un Barak o un Casale la scommessa (sempre grande, sia chiaro) sarà di farne altri.

Fidiamoci, con occhio vigile. Arrivò Juric e tutti volevamo Aglietti. Arrivò Di Francesco e tutti (o quasi) applaudimmo. Arrivò Tudor e dicemmo “chi era costui”? O è verza (culo lo hanno già usato i “La Rappresentante di lista”) o è capacità. Mettiamo che siano entrambe le cose: ce n’è per essere parecchio felici e per tifare perché questo “modello Verona” resti a lungo tale e con gli stessi interpreti.

E ora, via una bianconera sotto un’altra. Con l’Udinese: “C’mon Hellas! Come prima, più di prima”.

P.S.: Vamos a marcar Cholito!