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Correva l’anno 1983…

Il Verona e il tabù-San Siro. Quando l'Hellas andò vicino alla vittoria a Milano con l'Inter

Lorenzo Fabiano

Milàn l’è sempre un gran Milàn. Rossonera o nerazzurra che sia, se in 115 anni di storia mai gli è cresciuto di espugnarla, per il Verona Milàn l’è sempre un gran tabù. Con l’Inter il tabellino parla chiaro: 16 sconfitte, 11 pareggi, 0 vittorie. Non c’è molto da aggiungere, tanto i numeri sono impietosi. Eppure, il 16 gennaio del 1983 è l’occasione in cui il Verona accarezza concretamente l’idea del colpaccio. C’è una novità rispetto agli undici precedenti: questa volta il confronto è al vertice dalla classifica.

Alla prima giornata del girone di ritorno, la Roma capolista precede il Verona di una sola lunghezza; l’Inter sta al terzo posto a due punti dai gialloblù. Privo del Falso Nueve (Bagnoli lo estrasse dal cilindro 35 anni fa...) Antonio Di Gennaro, l’Osvaldo infoltisce il centrocampo ricorrendo ad un uomo di sostanza ed esperienza come il duttilissimo Mario Guidetti. Per il resto si affida a ingranaggi ben collaudati: Garella in porta; Oddi e Spinosi in marcatura; Marangon fluidificante a sinistra; Tricella libero; Volpati in mediana, Sacchetti e Guidetti a cerniera con Dirceu libero d’inventare, Fanna ad accendere il turbo sulla fascia, Penzo di punta.

Rino Marchesi, tecnico nerazzurro, può avvalersi di una difesa d’acciaio, del dinamismo di Salvatore Bagni, e insiste nel tentativo di mettere d’accordo i due galli  Beccalossi e Hansi Muller con il compito di assistere il cecchino “Spillo” Altobelli. Otto minuti e il Verona passa con un’azione da manuale: l’Inter perde palla, Penzo in ripiego allunga per Sacchetti che galoppa a destra e mette in mezzo dove l’accorrente “Tortellino” Guidetti (sì, proprio lui) fa secco con un sinistro di prima intenzione Bordon. Tre passaggi fanno una lezione di calcio.

L’Inter reagisce di confusione, ma Garella fa buona guardia.  Beccalossi e Muller parlano lingue diverse anche con il pallone tra i piedi. Nella ripresa i nerazzurri aumentano la pressione, il Verona arretra a difesa del prezioso vantaggio. Marchesi, spazientito, richiama Beccalossi per Juary, ma è Penzo a ridosso della mezz’ora a sciupare in due occasioni il raddoppio. Nel calcio vige una vecchia legge non scritta: chi sbaglia paga. Puntualmente a dieci minuti dal termine, Bagni mette uno spiovente in area, Volpati libera di testa, sul pallone va Bergomi che con una botta dal limite, che Garella può solo sfiorare, trova il pareggio. Il bicchiere è mezzo vuoto. Come non mai. Peccato.

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