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Così il Verona ha spazzato via il Cittadella

I numeri dell'Hellas e le mosse di Aglietti: il 3-0 da promozione è nato così

Michele Tossani

Il Verona torna in Serie A dopo solo una stagione in purgatorio (un déjà vu nell’era Setti) e lo fa al termine di una partita dominata sul piano del gioco e di quello delle occasioni create.

In verità, se non fosse stato per il Paleari, no.1 del Cittadella, il Verona avrebbe probabilmente indirizzato a proprio favore la doppia sfida playoff già nella gara d’andata, conclusasi 0-2 nonostante i 13 tiri e i due pali colpiti dai gialloblù.

Nel ritorno del Bentegodi però, la squadra di Aglietti è parsa ancor più determinata e vogliosa di ribaltare lo 0-2 del Tombolato fin dai primi quarantacinque minuti di gioco.

Quello che si è visto ieri all’opera è sotto un Verona fortemente caratterizzato dal nuovo allenatore, che aveva esordito in campionato alla guida dei gialloblù perdendo 3-0 proprio contro la squadra di Venturato sul finire della regular season.

Il 4-3-3 proposto dall’ex centravanti dell’Hellas è fortemente caratterizzato dai concetti di ampiezza e verticalità. Apparentemente antitetici, questi due principi della fase offensiva veronese sono invece perfettamente compatibili se prendiamo in considerazione il fatto che gli esterni alti del tridente offensivo, Laribi e Di Carmine, garantiscono sì ampiezza ma per attaccare la profondità e non per gestire una fase di possesso prolungato. I due giocatori possono poi tagliare centralmente, lavorando con i rispettivi terzini (ieri Vitale il migliore nei cross con 4/6 realizzati mentre Faraoni ha prodotto ben 7 passaggi chiave), anche se il centro del campo viene solitamente occupato dagli inserimenti centrali delle mezzali Henderson e Zaccagni (8/10 dribbling riusciti).

La partita si è essenzialmente giocata nella metà campo degli ospiti. Ne sono testimonianza le 41 (su 73 totali) palle perse dal Verona nella trequarti offensiva. Fin quando è rimasto in undici, il rombo di centrocampo del Cittadella ha faticato a coprire l’ampiezza garantita da Vitale e Di Carmine da una parte e da Faraoni e Laribi dall’altra.

Ma anche nel mezzo al campo il Verona è riuscito ad imporre la propria superiorità tecnica: Gustafson (4 passaggi chiave per il play svedese) è quasi sempre riuscito a garantirsi superiorità posizionale alle spalle degli attaccanti del Cittadella, evitando la marcatura di Paleari e trovando spesso la verticalizzazione.

Il gol seguito alla giocata centrale fra Henderson e Zaccagni è una conferma di questo controllo che il Verona ha avuto nella zona centrale della metà campo offensiva. Alla fine quindi un successo meritato per gli uomini di Aglietti. Ora si tratta di sedersi e programmare un futuro che sia con meno patemi rispetto alle ultime esperienze nella massima serie.

 

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