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Ecco “El Cholito”. Curiosità e immagini del nuovo centravanti del Verona

Getty Images

L'argentino è pronto a prendersi l'Hellas

Redazione Hellas1903

di GIUSEPPE FRANCESCO D’AMATO

Molto più di un semplice attaccante. Parola di Giovanni Simeone. È notizia di oggi quella dell’approdo dell’argentino in riva all’Adige dopo aver vestito le maglie di Genoa, Fiorentina e Cagliari. Prestito con diritto di riscatto, poi si vedrà. Ma intanto Di Francesco può contare su di lui. E con Lasagna ai box, e soprattutto con un Kalinic ancora mestamente a secco, è la risorsa che ci voleva.

I numeri di Simeone in Italia sono sotto gli occhi di tutti. Fa gol, può rivelarsi utile tatticamente, ma il Verona può dire di aver preso un vero e proprio “personaggio”.

Lo dice il suo exploit con la maglia delle giovanili del River Plate, il club che lo ha forgiato, con quei 26 gol in 22 partite nella stagione 2010/2011 che catapultarono su di lui l’attenzione di una marea di procuratori. Numeri da predestinato? Perché no, considerando anche la famiglia del ragazzo. Oltre al padre, icona della Madrid “materassaia”, anche i fratelli, Gianluca e Giuliano, hanno intrapreso la strada del pallone.

Allenamento mentale - Certo, con le luci della ribalta, è un attimo a perdere la concentrazione. A bruciarsi con le proprie mani. A calare di rendimento. Non è così per il Cholito, che in un’intervista al Corriere della Sera nel corso della sua prima stagione in Italia aveva raccontato di quanto utile gli fosse un’applicazione multimediale per incrementare la concentrazione.

Di padre in figlio - Questione di testa, quindi, ma anche di cognome. E Giovanni stesso aveva ammesso: «Non è facile convivere con la grandezza di mio padre. Ecco perché diventerò più forte di lui. Per dimostrare che se sono arrivato fino a qui, non è per il mio cognome».

Sliding doors – L’argentino ha vissuto una di quelle che per tradizione vengono chiamate «porte girevoli» ai tempi del suo approdo in Italia.  Lo voleva il Pescara, poi ci ha pensato Preziosi a portarlo sotto la Lanterna per 3 milioni. L’esordio, però, non è dei più felici: il 2-0 del Sassuolo gli nega un battesimo felice con i colori rossoblù. Ma sette giorni più tardi arriva il primo gol. Al Pescara, tanto per cambiare.

«Merengues? No, grazie!» – La chiamata del Real Madrid? Un sogno per tutti, naturalmente. O quasi. Come aveva raccontato lo stesso Giovanni, «Per chiunque sarebbe un sogno, un traguardo. Ma io, per tutto quello che devo a mio padre e alla mia famiglia, non mi metterei nemmeno a trattare, sarebbe un tradimento».

Riscatto – Non tanto quello del suo cartellino, quanto il sentimento del ragazzo. Che non sempre ha dato l’idea di essere quel predestinato che tutti si aspettavano. Ha avuto annate felici, altre meno. Ora ha davanti un’occasione importante. Perché Verona è una piazza esigente, ma sa coccolare chi dà tutto. È successo con Jorginho, con Amrabat, con lo stesso Veloso che prima della cura Juric sembrava un giocatore finito.

El Cholito potrà contare su un allenatore, Di Francesco, anche lui in cerca di riscatto. Ma anche su un gruppo unito, il punto di forza dei gialloblù delle ultime due stagioni. E su una piazza pronta ad adottarlo se lui saprà ripagare la fiducia riposta.  Il numero di maglia che ha scelto, il 99, può già dare speranze. Il massimo numero disponibile per chi vuole fare il massimo per prendersi l’attacco gialloblù. A detta di DiFra non dovrebbe partire titolare domani contro l’Inter. Ma il tecnico abruzzese già non vede l’ora di inserirlo in campo.

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