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HELLAS COSTA RICA VERONA

Il Mondiale dei Ticos come la stagione dei gialloblù '89-'90. Bagnoli e Pinto, Campbell e Pellegrini. Perché nella vita c'è sempre un Milan da battere

Redazione Hellas1903

Sono giorni di Mondiale, maratone che ci impongono la ritirata non prima dell’una, felicemente sorpresi dal piacere di vedere del buon calcio, cosa che è diventata troppo spesso merce rara, in particolare se ti capita di intercettare l’italica pedata per undici mesi all’anno.

 

A sbucare dagli spogliatoi, come i protagonisti delle notti magiche firmate Nannini-Bennato, è la Costa Rica. Chiamatela Hellas Verona, perché ci ricorda tanto i gialloblù di Osvaldo Bagnoli. Attenzione, però: non quella dell’Eldorado dello scudetto e delle cavalcate d’Europa, bensì, l’ultima, crepuscolare squadra di Zaso. Stagione 1989-90, nel cuore ti porto ancora.

 

Era un Verona, come la Costa Rica dei Ticos, in cui nessuno credeva. Dato per spacciato in avvio: “Eravamo nel girone della morte. Ora i morti sono altri”, ha detto Bryan Ruiz, il matador dell’Italia, avvicinato nelle scorse settimane anche all’Hellas attuale. Un allenatore pratico, intuitivo e geniale come Jorge Luis Pinto, colombiano che ha girovato anche per il Perù vincendo tre titoli con l’Alianza Lima, un club leggendario che, come avvenuto a Torino e Manchester United, ha vissuto la tragedia della morte della squadra in un incidente aereo e in cui ha giocato anche uno dei più grandi fuoriclasse del Sudamerica, Teofilo Cubillas.  

 

Quell’Hellas si giocò la salvezza fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Strappò lo scudetto dai sogni del Milan, battendolo in una partita epica. Anche la Costa Rica (speriamoci, ma non ci si crede…) non riuscirà a coronare un’impresa folle e imponente, come fu per il Verona la corsa alla permanenza in A.

 

Pinto come Bagnoli, che si inventò la difesa a cinque, pioniere in Italia, e una squadra di corridori votati al sacrificio. Guardate Keylor Navas, il portiere che ha spinto la Costa Rica agli ottavi, dopo il duello furibondo con la Grecia: non vi ricordo, con quei suoi riflessi esplosivi, Angelo Peruzzi? E Joel Campbell, così veloce e sfuggente, non sembra Davide Pellegrini? E quel Gamboa, in difesa, non somiglia al caudillo Nelson Daniel Gutierrez? Diaz come Calisti, Umaña come Pusceddu, Bolaños alla maniera di Gianluca Gaudenzi, simbolo dell’animus pugnandi di un Verona sconfitto e grandissimo.

 

Costa Rica, estamo contigo.

 

MATTEO FONTANA

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