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Hellas, Verona

Foto Grigolini-Fotoexpress

Appunti da un'isola greca, aspettando il campionato

Lorenzo Fabiano

Scrivo dall’isola di Paxos, una meraviglia mediterranea che emerge nel suo verde lussureggiante dalle acque dello Ionio a sud di Corfù. «Italiani?» ci ha già adocchiati Spyros, cinquantenne dal volto ruvido solcato dal vento, dal sole, e dalla salsedine, titolare della taverna con vista mozzafiato dove sostiamo per il pranzo. Eccoci, già temiamo che lo Zeus di tutti i luoghi comuni,«Italia e Grecia, una faccia una razza», si stia abbattendo su di noi. «Certo!» rispondo io con un velo di titubanza mal celata, e invece Spyros ci risparmia il ritornello e ci chiede da dove veniamo. «Siamo di Verona» è la svolta della giornata. Scatta il primo cantico dell’elegia ellenica: «Ah...bella Verona. Io stato lì. Visitato città bellissima, poi portato miei bambini a Gardaland» Io a dire il vero nel ricordo di giovane padre insofferente alla confusione non ho grande simpatia per Gardaland, ma faccio un falsissimo cenno di assenso. Spyros apprezza e prosegue: «E poi squadra si chiama Hellas! A me piace Hellas, piace suoi tifosi. Tanta passione. Spiace essere in serie B, come mio Corfù, che noi chiamare Kerkira. Ma adesso che programma ha Hellas? Può tornare in serie A?». Ora sì che mi si apre il cuore per davvero.

Io e Spyros siamo già amici. Bastano un pallone e una maglia gialloblù, mica chissà che cosa. Meno emozionante, il siparietto deve essere per la mia compagna che ha già capito che pure qui in vacanza su un’isoletta greca, dovrà sorbirsi l’ennesimo pippone del trattato di saggistica pallonara. D’altronde ci è abituata, ormai ci ride su. «Spyros, l’Hellas ha attraversato brutte acque, dovute a problemi di bilancio. Ha sacrificato il risultato sportivo, per tenere i conti sotto controllo. La sai la storia del Bari? Hanno speso di più di quanto potessero permettersi, e adesso sono falliti. Ripartiranno dalla serie D. La nostra retrocessione è stata dura e amara da digerire. Anzi, a dire il vero la maggior parte dei tifosi non l’ha digerita affatto. Ma ora stiamo mettendo su una bella squadra, in grado di lottare per il vertice. Poi se riusciremo a risalire, tanto meglio. Io sono fiducioso». «In Hellas gioca Paxxini, vero? Lui buon atacante. Ricordo lui con Cassano a Sampdoria. Bela copia loro due» riattacca Spyros. «Sì, è così. È un po’ avanti con gli anni, ha qualche problemino fisico, ma in serie B può ancora essere un giocatore importante. Costa tanto. La società vuole fare una squadra giovane. Ha cambiato molto. Sono arrivati tanti giocatori nuovi. Vedremo se lui rimarrà. Ma chi è arrivato - gli racconto chi è Di Carmine - saprà far bene, vedrai». «E allora forxa Hellas! Adesso a vostro pranzo penso io».

Fa un caldo cane. Noi pensavamo giusto a una fugace insalatina greca e due birrini e invece c’è da scalare una montagna di colesterolo. Si parte in quarta a base di tzatziki, olive nere, e sakanaki, il formaggio fritto (buonissimo, ma una mattonata); il tutto innaffiato dal rosè della casa. Poi è il turno della regina in tavola, la moussaka. Mangiamo tutto. Alla fine quasi stiamo per svenire. Dopo l’anguria, Spyros si presenta con una bottiglia di ouzo e tre bicchieri. È il colpo di grazia: «Tradizione greca. Salute a Hellas! Italia e Grecia una faccia una razza!». Eccolo là, e te pareva...! E io che credevo di averla scampata 'sta boiata. Poi penso che in fondo proprio una boiata non è, e che qualcosa di vero ci debba pur essere.

Se ci chiamiamo Hellas, in qualcosa di questa gente dobbiamo pur ritrovarci. Come loro, siamo aspri, duri nel conservare la genesi di un animo contadino. Tuttavia, sotto quella scorza lì, teniamo un animo gentile, caloroso, passionale: abbiamo molte più affinità con i greci di quanto si possa immaginare. Ci basta veramente poco per accenderci. Prendiamo spesso bastonate, ma poi sappiamo sempre rialzarci e ripartire. Abbiamo chiuso un campionato con la delusione e la rabbia addosso. Un’ottima campagna acquisti, nuove maglie che ci restituiscono dopo cinque anni apolidi l’identità dei nostri vessilli, la panchina avvicinata alla curva, una convincente vittoria in Coppa Italia, e già si respira una ventata d’aria fresca in questi giorni di afa insopportabile. Sarà durissima, ma non c’era miglior modo per iniziare l’anno della rinascita. Spyros ci porta caffè e conto: «Per amici di Hellas, anguria, caffè e ouzo offerta di mia casa!». Lo ringraziamo. Io, sprigionato con la fattiva collaborazione dell’alcol l’animo romanticone, mi spingo oltre e cedo: «Italia e Grecia, una faccia una razza, salute Spyros!». Oddio, che ho fatto! Me ne pentirò...? Non lo so. So solo che andata così, ed è stato pure bello

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