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Il cattivo tenente

Pecchia, Pazzini e un caso che rimane aperto

Lorenzo Fabiano

Che barba, che noia; che barba che noia. Fosse ahimè tra di noi, Sandra Mondaini sarebbe la persona più appropriata per commentare una partita come quella di ieri sera, manifesto della mediocrità. Almeno ci avrebbe messo l’ironia. Torna alla mente  un derby della Madunina  di tanti anni fa, quando quel genio di Beppe Viola di fronte ad uno spettacolo in campo di una noia mortificante (andato agli annali come derbycidio), mandò in onda per la Domenica Sportiva le immagini della stracittadina meneghina di un anno prima. Ecco... Crotone-Verona sta tutto qui. Ritmi lemme lemme, paura d’inciampare, poco gioco, tanti sbadigli e zero emozioni. Scontato il salomonico pareggio che male alla classifica non fa, ma al piacere del gioco più bello del mondo sì. Qualcosina  in più ha fatto per le verità il Crotone, ma in definitiva troppo poco per meritare la posta  piena. Zero a zero giusto, quindi.

Veniamo a noi. La polemica attorno a Pazzini pareva essersi smorzata. E’ invece tornata alla ribalta più viva che mai. Pecchia ha di nuovo preso tutti contropiede e fatto accomodare il bomber gialloblù in panca. “Alleno l’Hellas - ha detto- non solo Pazzini”. Se con il Napoli la decisione poteva avere un senso tattico, ieri sera pur spremendoci le meningi non ne abbiamo trovato alcuno. La verità è in tutta evidenza un’altra. La società sta valutando se dagli gli intrecci di mercato possa emergere la concreta possibilità di cedere un giocatore di 33 anni con ancora tre di contratto a cifre elevate per il budget del club.

Per carità, tutto è legittimo nello schizofrenico mondo del calciomercato, ma forse era il caso di pensarci un po’ prima evitando così d’infilarsi in un oscuro equivoco proprio all’inizio di un campionato molto difficile e delicato e per di più a poche ore dalla chiusura delle trattative. Il rischio è come minimo un cul-de-sac. Brutto guaio. Almeno che il Verona non sia gestito dal SISDE, non crediamo alla storiella secondo la quale l’allenatore del Verona lo farebbe appositamente per inchiodare la dirigenza dinanzi alle proprie responsabilità. Pecchia ha ricevuto precise indicazioni e agisce di conseguenza.

Più plausibile pertanto che Pecchia, dipinto come il “cattivo tenente" Harvey Keitel del celebre film di Abel Ferrara, obbedisca agli ordini dei generali e utilizzi il milite noto di Pescia con il contagocce per paura che incorra in infortuni che farebbero saltare il banco. Così ci mette la faccia finendo per beccarsi insulti di tutti i tipi. Ci ricorda in questo i tempi in cui il senatore Monti fu chiamato a gestire una situazione di emergenza svolgendo quel lavoro sporco che nessun politico era disposto a fare. Una volta terminato, gli fu dato il benservito senza tanti complimenti. Agli altri rimasero i sorrisi, a lui gli strali degli italiani. Non vorremmo che anche in questo caso le cose finissero prima o poi nello stesso modo. Venerdì mattina ne sapremo certamente di più.

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