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Il coraggio di un derby perso

Il Verona cede con il Chievo, ma soltanto se lotterà così potrà salvarsi

Matteo Fontana

“Ahi lasso, or è stagion de doler tanto”, scrisse Guittone d’Arezzo, dopo la rotta di Montaperti, nel 1260, che segnò una sconfitta gravosa nella storia di Firenze. Torniamo, ora, con le stesse parole nella Verona soffocata dallo smog messicano di questi giorni. L’Hellas ha perduto il derby. Il Chievo l’ha vinto quando, forse, nemmeno ci sperava più, arginato dall’animus pugnandi di una squadra che combatteva pallone su pallone, un filo d’erba dopo l’altro, sul manto inondato di pioggia del Bentegodi .

Invece, nella maniera più ingenua, il Verona ha preso il gol che l’ha costretto alla resa. In sostanza, incassandolo in contropiede, paradosso bizzarro per una squadra che era in inferiorità numerica per l’espulsione di Bruno Zuculini, convinto di giocare non nella Serie A italiana, bensì in un clasico tra Racing Club de Avellaneda e Independiente. Ora, però, è il tempo delle confessioni.

Vi rivela il vostro scrivano, credente che, talvolta, è uomo di poca fede: a fine primo tempo era dura pensare che il Verona si sarebbe risollevato. Era più facile ipotizzare che giungesse una lezione severa, al limite dell’indimenticabile. Il coraggio dell’Hellas è bastato per pareggiare, non per non arrendersi. Il coraggio, già. Quello che non sarà sufficiente, da solo, per salvarsi – perché serve di più, molto di più – ma che ha incarnato lo spirito del derby. Il Verona non è stato come quello molle, speculativo e punito, nonostante una gigantesca superiorità tecnica, al 92’ da Lazarevic, nel 2013. Un altro, anni addietro, per cui si proclamava l'ambizione di un "pass" per l'Europa, fu sconfitto a capo chino, e dopo retrocesse, nel 2002, spazzato via da due gol di Federico Cossato. Poi, ecco l’Hellas ancora che fu uccellato da una rete di Paloschi, in fuorigioco, dopo aver balbettato calcio, fino alla sentenza definitiva. E dopo ci si ricorda anche un Verona ridicolizzato dal Chievo dell’altro Cossato, Michele, nel 1995.

Quello che ha perso per 3-2, stavolta, è stato un Hellas con l’elmo di Cangrande. Vale, valeva e varrà molto meno di un Chievo che, lo si voglia accettare o meno sulla sponda gialloblù, è una certezza della A al pari del Torino e della Sampdoria. La classifica non mente. Il Verona ha giocato con tenacia. Ha incassato una sconfitta amarissima, ma chi non lotta non vince. Il Verona, nel derby, ha lottato. Non ha vinto. Anzi, tutto il contrario. Ma se c’è un sentiero da percorrere per arrivare alla salvezza, unico obiettivo dichiarato e plausibile per questo Hellas, lo si è visto nel duello con il Chievo. Opinioni diverse? Accettate e gradite. Siamo in un Paese libero, fino a prova contraria.

 

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