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Il vaso di coccio

Verona costruito per vincere, ma in pieno disarmo. E così farà peggio

Matteo Fontana

Il calcio non è un'equazione matematica. Chi lo vuole leggere in senso "aziendale" (investo tot, ottengo quanto corrisponde alla spesa) deve arrendersi alla logica del campo e alla volatilità del fattore umano.

Il Verona è (era?) stato costruito per vincere, invece l'ha fatto poco e non ha mai convinto. Si ricordano pochi momenti di bel calcio in questo Hellas, ancora di meno sono state le fasi  redditizie. Con il Benevento, ieri, si è vista una squadra in pieno disarmo, arresa a un destino che lei stessa si è creata, a suo danno.

Un vaso di coccio, quando avrebbe dovuto essere di ferro. Ma se hai irrobustito, in estate e in inverno, la rosa, inserendo giocatori accreditati di indubbio valore, e se, invece, a primavera inoltrata, con quattro partite che rimangono da disputare, sei costretto ad aggrapparti ai risultati della sera per non essere già catapultato al di fuori della zona playoff, significa che hai commesso non uno, ma molti errori gravi.

L'espressione "tutti colpevoli" è vuota di significato, perché, nei fatti, si traduce in "nessun colpevole". Meglio fermarsi al dato di fatto di un'identità di squadra mai nata, di interpreti che si sono smarriti di partita in partita, di un profilo caratteriale assente, di un'impostazione tattica infruttuosa e nociva, di un possesso palla urticante in quanto privo di incisività.

Per tornare al concetto dell'equazione, è fin troppo facile individuare la "x" che spiega il perché di un Hellas tanto anonimo, deludente e spersonalizzato. Se poi non la si vuole vedere, non sarà certo l'umile scrivano, che in "mate" era un disastro al livello del Verona di oggi (beh, forse un po' meglio, ma non ci vuole molto...), a suggerire la risposta.

Quel che è certo è che, rimanendo così, l'Hellas potrà fare soltanto una cosa: peggiorare.

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