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Il Verona che lotta è adeguato alla Serie A

Con la Sampdoria un punto d'orgoglio: salvezza possibile se l'Hellas combatte

Lorenzo Fabiano

Scrivevamo alla vigilia di come un ormai lontano Verona-Sampdoria del 1984 fu la partita di Joe Jordan. Lo Squalo è oggi un signore che si gode la meritata pensione, ha capelli (si fa per dire) bianchi, porta occhiali e dentiera, a dicembre compirà 66 anni. Quando giocava, era un indomito e fiero combattente che lottava su ogni pallone ingaggiando aspri duelli con gli avversari. Il suo animo pugnace ne fece un idolo ovunque. Quasi per uno scherzo della storia, ieri sera sembrava che a spingere il Verona ci fosse proprio lui.

 

Reduce da due partite disastrose, in emergenza per le assenze, sotto la pressione di una piazza spazientita, e incassata la bocciatura sancita da chi in televisione se ne intende, la squadra di Pecchia ha fornito una prova d’orgoglio, ma soprattutto si è scrollata di timidezze e paure ritrovando coraggio e ardore. In campo ha messo tutto, ma proprio tutto, quello che aveva. Ha finito con la spia della riserva accesa, ma ha retto anche l’ultimo assalto doriano. La gente lo ha capito, l’ha incitata a gran voce e applaudito. E’ un segnale importante. Se l’ambiente si compatta attorno alla squadra, l’urlo del Bentegodi può veramente essere il fatidico uomo in più.

 

Il Verona di ieri sera, ci è parso tutto tranne che “inadeguato” alla massima categoria, come è stato liquidato senza mezzi termini dai primi della classe alla tavola rotonda di Sky. La squadra era corta ed aveva equilibrio. Pecchia l’ha impostata sulle chiusure e le ripartenze “adeguate". Il giovane Bearzotti (classe ’96) a destra ha giocato da veterano “adeguato”; Zuculini ha morso l’erba “adeguata” beneficiato dei polmoni “adeguati” di Fossati; Bessa ha finalmente acceso la luce e vestito i panni del leader “adeguato”; Verde ha messo tanta gamba “adeguata”, Pazzini fin che ha retto, è stato una spina nel fianco “adeguata” nella difesa di Giampaolo Un discorso a parte meritano i tre salvatori della patria: Nicolas in almeno due occasioni, la prima su Caprari e la seconda su velenosa traiettoria di Ramirez, ha sfoggiato interventi da portiere “adeguato”; quando lui non ci è potuto arrivare, hanno provveduto gli “adeguati” Heurteaux e Caracciolo a togliere la castagna dal fuoco. Tutti "adeguati", insomma.

 

Al momento dei cambi Pecchia è stato subissato di fischi assordanti (questi sì “inadeguati”); va detto infatti che Pazzini era ormai spento, e Fossati era stremato in preda ai crampi. Il Verona di ieri sera ci ha ricordato quel ciclista che al Giro d’Italia, andato letteralmente alla deriva sulle Alpi, si è ripreso sulle Dolomiti, dove ha retto e risposto agli attacchi del grimpeur doriano. Sull’erta dell’ultimo chilometro, quando stava per vacillare e cedere, ha dato fondo alla riserva di energia e in qualche modo ha tenuto la ruota. Quando l’acido lattico ti attanaglia le gambe, sono la testa e il cuore a salvarti. Ieri la squadra ha dimostrato di averne. Domenica arriva la Lazio. Prepariamoci all’ennesimo tappone. Sarà un Giro molto duro quest’anno. Siamo “adeguati” a poterlo affrontare.

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