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Il Vorrei ma non posso del calcio italiano e la “Fibra” nella Terra dei Cachi

Analisi di un bizzarro pre-campionato tipicamente all'italiana

Lorenzo Fabiano

Sciopero sì, sciopero no. Nella Terra dei Cachi il calcio è all’avanguardia e apre la nuova frontiera del dissenso all’amatriciana (pancetta dolce o affumicata. Parmigiano o pecorino. Dilemma shakespeariano) attraverso il parto dello sciopero «Vorrei Ma Non Posso». La pittoresca protesta al condizionale, ha preso ufficialmente forma in un torrido pomeriggio dell’agosto romano presso un albergo a due passi alla stazione Termini dove si sono riuniti in assemblea i capitani delle squadre di serie B insieme a quelli delle società di C che chiedono il ripescaggio.

Il senso di quanto è emerso è più o meno il seguente: «Avremmo voluto scioperare, ma ormai è troppo tardi. Rimaniamo in stato di agitazione» Come dire, tanto rumore per nulla. Agitati a dire il vero lo siamo anche noi, che abbiamo provato a spiegare a un padre quasi novantenne che scambia il wifi per un piatto della cucina molecolare nipponica, come vedere la serie B. Risultato: «Papà, vieni pure a casa mia quando vuoi, perchè quando avrò finito di spiegarti, sarà finito pure il campionato». La nuova serie B tecnologica targata Dazn (partenza a singhiozzo ampiamente preventivabile se in molte aree del paese la parola «Fibra» è associata a un noto rapper di Senigallia, piuttosto che alla connessione veloce a banda larga) rimane zoppa a 19.

Confermato il via venerdì 24 agosto con l’anticipo Brescia-Perugia. Il Verona scenderà regolarmente in campo al Bentegodi domenica alle 18 nel derby col Padova. Le prime due giornate sono al sicuro, ma la lancetta del barometro potrebbe virare improvvisamente a tempesta il 7 settembre quando toccherà all’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, oggi presidente del Collegio di Garanzia del Coni, esprimere il parere definitivo (attenzione poi al Tar che quando c’è da aggiungere guai a guai, sa bene come si fa). Conferma o ribaltone...allora? Presto sapremo. Intanto la serie C rimane un mare pieno zeppo di pesci cui nessun pescatore getta l’amo.

Chiudiamo con un’amara constatazione: sabato era giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime del disastro di Genova, una catastrofe che ha investito di lacrime tutto il paese lasciando dolore e seria preoccupazione per il futuro. La Serie A avrebbe potuto fermasi e posticipare le due gare in programma al giorno dopo. Non lo ha fatto. Se l’è cavata con il solito minutino di silenzio condito dagli applausi (Dio ce ne scampi). Poi via all’Hit Parade del Ronaldo Day. The Show Must Go On, e con esso anche le brutte figure. Sabato avrebbero potuto, ma in tutta evidenza non hanno voluto. Oggi avrebbero voluto, ma in altrettanta tutta evidenza non hanno potuto. Al peggio non c’è mai fine.

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