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Involuzione

I numeri dicono che il Verona è andato in crisi. Ora non può sbagliare

Redazione Hellas1903

Sarebbe facile maramaldeggiare sul Verona visto con l’Ascoli, finito a sbattere come se la sconfitta fosse una sorte inevitabile.

Meglio rivolgersi alla freddezza dei numeri per capire quali siano i (palesi) motivi che stanno dietro un’involuzione che, da ieri, si può tradurre senza tema di smentita in una parola: crisi. Perché così va chiamata la situazione di una squadra che si trova a fronteggiare certe statistiche.

Dopo le tre vittorie consecutive colte con Carpi, Crotone e Spezia, cui va aggiunta quella assegnata d’ufficio con il Cosenza, l’Hellas ha raccolto 4 punti. Ha perso tre gare in cinque giornate.

Andiamo avanti: gol fatti in questo periodo, 3. Gol subiti, 6. Se fino alla trasferta sul campo del Del Duca era corretto sottolineare come il Verona costruisse molto ma difettasse in fase di finalizzazione, i tiri in porta (non) effettuati con l’Ascoli fanno cadere anche questa valutazione.

L’Hellas subisce almeno una rete in ogni partita ufficiale disputata, dalla Coppa Italia in avanti. Se non segna, dunque, è automatico che perda.

Il possesso palla non basta, soprattutto quando più che il tiqui-taca ricorda il tic e toc, lento come una pendola da salotto fuori tempo e fuori orario.

Andando oltre la caduta di Ascoli, è altro il cruccio, guardando questo Verona. Perché aver perso contro una formazione che è un bunker, nel proprio stadio (421’ di imbattibilità), non è un fatto grave. Il modo, invece, quello non si può accettare.

L’Hellas – e adesso sì che usciamo dai numeri – non riesce a cambiare ritmo, la marcia è sempre quella. Sono le prospettive di qui in avanti che lasciano perplessi, perché il Verona ha ambizioni di promozione, e a dettarle non è solamente il blasone, che è un armamentario tanto fascinoso quanto vetusto, nel calcio di oggi.

È l’organico gialloblù, ampio e abbondante, a richiedere ben altro. Questa squadra non è meno forte, sulla carta, della corazzata che salì in A nel 2012-2013, pur tra molte complicazioni. Oggi come allora, la concorrenza è fitta e qualificata. Non la si agevoli sbagliando ancora.

 

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