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JORGINHO: “COME GIOCARE A CALCIO ME L’HA INSEGNATO MIA MAMMA”

Il regista gialloblù si confessa: "A Verona vivevo con 20 euro a settimana"

Redazione Hellas1903

Ora lo cercano le grandi. Il Liverpool, il Milan. Per lui si è fatto avanti anche l'Everton. Ma la storia di Jorginho parte dalla spiaggia di Imbituba, è fatta di sacrifici e voglia di non mollare mai.

 

Lui stesso la racconta alla stampa brasiliana, in un lungo articolo firmato dal giornalista Marcelo Silva, pubblicato da www.globoesporte.globo.com (http://globoesporte.globo.com/sc/noticia/2013/07/treinado-pela-mae-meia-catarinense-brilha-na-italia-e-gigantes-vao-atras.html).

 

La redazione di www.hellas1903.it lo riporta nella preziosa traduzione dal portoghese all'italiano di Thiago Herminio  Bordotti Zanetin.

 

 

"Non ha il fisico di Pirlo, ma gioca anche lui a centrocampo.

 

E ora affronterà il fantasista della Juventus in Serie A. Con la maglia del Verona e forse con quella del Milan. La verità è che avere Jorginho Frello è diventato un desiderio dei grandi club europei.

 

Oggi il regista 21enne ha una prospettiva del tutto diversa rispetto a quella che aveva nei primi anni della sua carriera. Se la si potrebbe chiamare una carriera. Nato e cresciuto a Imbituba, sulla costa meridionale di Santa Catarina, Jorginho, a differenza di altri ragazzi in Brasile, è stato influenzato - ed allenato - dalla madre: Maria Teresa Freitas. A preparare il ragazzo ci ha pensato lei.

 

- Mia madre giocava a pallone e così ho imparato molto da lei. Oggi lei gioca solo per divertirsi, ma di calcio ne capisce Mi ha portato tante volte in spiaggia, giocavo l'intero pomeriggio e facevo pure del lavoro tecnico sulla sabbia. All'età di quattro anni sono andato ad una scuola di calcio seguendo mentalità imparata da mia madre, cosciente delle difficoltà e dei problemi che avrei avuto. Ma grazie a Dio li ho affrontati

 

E che ascesa. Prima di raggiungere il top però, il figlio di Santa Catarina ha vissuto qualche problema personale dovuto al divorzio dei suoi genitori. La madre ha fatto la donna delle pulizie ed il padre, un po' assente nell’ infanzia di Jorginho, cambiò città. Il padre tuttavia, lo ha vista giocare parecchie volte nella scuola di calcio a Imbituba. "Se ci parlo mi viene un nodo alla gola",  confessa Jorginho.

 

Il destino di Jorginho ha cominciato a cambiare a 13 anni, quando è stato selezionato da manager italiani per un progetto a Guabiruba, lontana 180 km dalla sua città natale. Lì rimase fino all'età di 15 anni, insieme ad altri 50 ragazzi. Dice di aver mangiato la stessa cosa tre volte al giorno, che non c'era energia elettrica, che la doccia era sempre fredda. La sua famiglia però non gli aveva permesso di desistere di tutto. Per fortuna. Grazie a quel progetto Jorginho è volato verso l'Italia.  Tutto una meraviglia, finché non scoprì che il suo agente - che ringrazia, anche se lo chiama squallido -  riceveva 30.000 euro circa per inserire dei ragazzini nell’organico del Verona. All'epoca delle giovanili gialloblù, Jorginho guadagnava solo 20 euro a settimana.

 

- Mettevo un po' di credito al telefonino, compravo dei prodotti per l'igiene e quel che restava era destinato a internet, per mantenere il contatto con la famiglia. È stato così per un anno e mezzo. Dal secondo anno ho cominciato ad allenarmi con i professionisti e ho conosciuto Rafael, che è come un fratello per me. Gli ho raccontato la mia storia. Lui non ci credeva e mi ha aiutato tanto: non permetteva che qualcosa mi mancasse e poi mi ha presentato il suo manager.

 

Per la svolta definitiva nella sua carriera però ci vorrà ancora un po' di tempo. Nonostante l'interesse del Verona di firmare un contratto con lui, Jorginho era bloccato dall'uomo d'affari italiano (quello di Imbituba),  suo tutore fino all'età di 18 anni. Ormai il catarinense aveva già deciso di lasciar perdere, ma fu ancora una volta bloccato dalla famiglia. Il Verona così ha cominciato da dargli una mano fino al suo 18º compleanno, quando ha potuto firmare il suo legame con il club.

 

2010-11. Nel suo primo anno da professionista Jorginho non è stato preso in considerazione più di tanto. Così è stato girato in prestito alla Sambonifacese, in C2. Dopo un campionato a buoni livelli nella quarta serie italiana, Jorginho è tornato all'Hellas più maturo. Lo spazio per brillare in Serie B, però, non l’ha avuto subito.

 

- Ero giovane e non avevo spazio. Mandorlini non mi conosceva e voleva girarmi in prestito un'altra volta. Fra i dirigenti del Verona però ce n'era uno che mi conosceva dal Brasile, uno dei manager che mi avevano scelto a Imbituba. Lui ha insistito su di me, ma Mandorlini non se la sentiva di impiegarmi, non mi vedeva ancora pronto. Io però sono rimasto.

 

La condizione per Jorginho: doveva dimostrare di valere fino a gennaio. La prima opportunità è arrivata a Verona, contro il Torino. Una gara da dimenticare per lui, prontamente criticato dai tifosi e della stampa, e per il Verona, che è uscito sconfitto 3-1. Ad Empoli, però, la vera rimonta: un goal, un assist ed il "titolo" di uomo del match. Da allora, Jorginho gioca sempre.

 

Nella stagione 2011-12 quindi per lui sono state ben 30 presenze. In quella appena finita, ne ha collezionate 41, con due gol e tanti assist che hanno aiutato il Verona ad andare in Serie A dopo 11 anni. E che hanno reso il suo nome di moda a Liverpool, Manchester (sponda City) e Milan, che sembra il favorito per averlo. Ma è davvero così?

 

- Non c'è nessun accordo e non c'è mai stato alcun contatto con il Milan, anche se l'interesse esiste. Io però ho un contratto fino al 2016 ed il Verona vuol tenermi qua. Giocare in Serie A sarebbe buono per la mia carriera, quindi vorrei rimanerci. Sono cresciuto qui, ho visto questa squadra in Serie C e B, quindi sarebbe un vero piacere giocare almeno sei mesi nella massima serie con il Verona. La priorità è quella di restare in Italia, dove conosco l'idioma e la cultura. Cambiare adesso sarebbe complicato, anche se mi piace l'avventura, - racconta il giocatore, che ora vale  € 5.500.000".

 

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