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LA DIGNITÀ RITROVATA E IL MIRACOLO DELLA SALVEZZA

Il Verona è vivo, ma paga le scelte effettuate in ritardo

Matteo Fontana

Tempo di Natale, non di Pasqua. Quindi si parla di nascita, non di resurrezione. Per non cadere nel profano e parlare di calcio e non di sacralità, la metafora la detta un Verona che è vivo. Il pari con il Sassuolo, una delle migliori squadre viste al Bentegodi in questi due anni e mezzo di Serie A, sarebbe da prendere come un delizioso dolcetto, non fosse per lo scherzetto dell’Hellas che Gigi Delneri si è trovato a manovrare, e che confina il Verona a 8 punti, ultimo in classifica e con prospettive che non solleticano gli appetiti degli ottimisti.

 

Però. Ecco, c’è un però. Non è ancora risorto, l’Hellas, a fronte di una vittoria che continua a mancare. Soltanto l’Ascoli 2006-2007 incappò in un filotto di non successi come quello del Verona attuale. Ma i gialloblù, una volta cambiata la guida tecnica, hanno perso con l’Empoli-rivelazione dopo averlo schiacciato, andando a sbattere contro il muro di un portiere in giornata “monstre”, Skorupski, e su un’unica distrazione difensiva. Pareggiare con il Milan a San Siro, seppure il Diavolo di questi tempi non sia brutto come quello dei giorni dorati, è risultato che il Verona ha sempre celebrato con doverosi peana. Sul Sassuolo già si è soffermati prima.

 

È un Verona non pasquale, dunque, ma natalizio. Più che una nascita, c’è il senso di una rinascita. Missione impossibile? Forse sì, perché la dirigenza dell’Hellas – al cui interno c’è chi è più responsabile dell’errore e chi molto di meno – non ha voluto fare determinate scelte quando era necessario compierle. Si è arrivati fino a sopportare una situazione agonizzante pur di non decidere. Qualcuno dovrebbe fare delle riflessioni. La A non è soltanto un orgoglio sportivo, ma pure, nello show business del calcio di oggi, una priorità economica, un affare da 30 milioni di euro. Si è “giocato” con balocchi pericolosi, senza voler vedere quel che non funzionava e provvedendo nell’unico senso possibile (il pallone ha leggi incontrovertibili) con un ritardo spiazzante.

 

Eppure credere ai miracoli è necessario. E aver recuperato la dignità perduta è già un segnale che riavvicina il Verona alla sua gente.

 

Trenta punti in ventuno partite. Sarà che è Natale, già, ma non è bellissimo pensare che possa accadere?

 

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