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La lezione

Setti cambia allenatore in ritardo. Un errore già commesso

Matteo Fontana

Tanto tuonò che piovve: Maurizio Setti ha deciso di cambiare allenatore e l'ha fatto. Fabio Grosso è stato esonerato dopo la grottesca sconfitta con il Livorno al Bentegodi (seconda consecutiva in casa), per l'arrivo di Alfredo Aglietti è questione di pochi dettagli.

La scelta della proprietà del Verona arriva in palese ritardo rispetto a quanto si è visto in questa stagione, con una squadra che, eccezion fatta per rari periodi - nelle prime giornate, e poi a dicembre e tra febbraio e marzo - ha deluso sul piano dei risultati e del gioco. Un gruppo privo di identità tattica, finito nel gorgo di un continuo viavai di formazioni, basato su un'idea (il possesso palla) che, invece che valorizzare il potenziale della rosa, l'ha frustrato.

Puntare a oltranza su Grosso è stato uno sbaglio, ma Setti l'aveva già commesso in precedenza. Nel 2015 non si rese conto che il ciclo vincente di Andrea Mandorlini era arrivato ad esaurimento e soltanto a dicembre cambiò guida, con il campionato in larga parte compromesso. Con Gigi Delneri fu retrocessione.

Nella scorsa stagione, Fabio Pecchia è stato confermato anche quando, piaccia o non piaccia, qualsiasi altra società avrebbe tentato di dare uno scossone che è nella logica della gestione di ogni azienda-calcio. Probabilmente non sarebbe successo nulla, stante l'imbarazzante modestia dell'organico gialloblù, ma cambiare era un obbligo che non è stato adempiuto.

Siamo ai giorni nostri, con il Verona che, seppure colmo di grandi nomi, perlomeno secondo i pronostici, ha perso pressoché senza combattere le chance di promozione diretta, e l'ha fatto ai primi di aprile, mentre a inizio maggio ha messo in pericolo l'accesso ai playoff, ultima carta per rincorrere la A.

Vada come vada, l'augurio è che la lezione sia servita a Setti per capire come avere coerenza significhi tentare di centrare l'obiettivo anche correggendo in corso d'opera una rotta che, a seguirla, ti porta verso metaforici scogli. E non può essere, dunque, una mera questione di budget: la fiducia, per essere confermata, va conquistata.

In bocca al lupo ad Aglietti, che noi che si era ragazzi negli anni '90 ricordiamo alzare le gambe da fenicottero e smistare palloni con intelligenza finissima in un Hellas che fece sognare una generazione. Il suo arrivo ci fa sentire più vecchi e ci impone di riascoltare la compilation di quei tempi, che va dai Chumbawamba e dei Liquido, passando per le Spice Girls, Alanis Morrissette e, udite udite, Ricky Martin con la sua vida loca .

Bando alla nostalgia, una sistemata ai capelli grigi e via: Aglio inventava calcio e segnava gol di classe. Auguri a lui.

 

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