Con la firma nella giornata di ieri il Verona è passato al fondo americano Presidio Investors. Maurizio Setti lascia ufficialmente la guida del club scaligero. Non sarà questo il luogo nel quale verranno fatte le valutazioni sull'operato dell'ormai ex presidente gialloblù, un operato spesso divisivo e criticato, e onestamente non ci si può aspettare nulla di meno dopo più di un decennio di presidenza.
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L’addio di Setti visto dalla Generazione Z che è cresciuta con il suo Verona
Per i tifosi più esperti questo passaggio di consegne non è una novità, dopo molti anni di presidenza fa comunque un certo senso, ma è comunque un qualcosa che negli anni si è già visto. Per i tifosi più giovani invece, quelli della così detta "Generazione Z" nata a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila come chi scrive ora, è forse più di un semplice cambio della guardia, è forse la fine di una piccola parte della giovinezza. Già perché dopo 13 anni si può dire che per il calcio veronese sia finita un'era, perché nel calcio come nella vita tutto finisce e così come nella vita anche nel calcio (e forse di più) 13 anni non sono mica poca roba. E per una generazione come la nostra, che ha visto in pochi anni il mondo cambiare con molta fretta, sicuramente lascia una strana sensazione, perché il "Verona di Setti" era un qualcosa che nonostante tutto durava nel tempo, che fungeva da filo conduttore con una parte della nostra vita che ormai sembra enormemente lontana. Per noi giovani adulti (e qualcuno pure adulto) guardare indietro nel passato sportivo significa ricordare soprattutto quel primo Verona di Setti, quello che tornava dopo un decennio d'assenza in Serie A.
Perché se c'è un merito che va riconosciuto a Maurizio Setti è quello di aver riportato e mantenuto per tanti anni il Verona sul più importante palcoscenico del calcio italiano. Un traguardo certamente positivo soprattutto per quello che ha rappresentato, perché a conti fatti è questo ciò che ha reso speciale l'era Setti a Verona, l'aver fatto ritrovare ai gialloblù una dimensione che mancava da troppo tempo, 11 anni per l'esattezza. Per questo quest'epoca del calcio veronese assume un significato speciale, per i tifosi più anziani che avevano vissuto i primi anni del Verona in massima serie e per quei tifosi che sono cresciuti con il grande Hellas degli anni Ottanta, che di certo non erano abituati a vedere la squadra mancare per così tanto dai campi più prestigiosi; così come per i ragazzi nati negli nei primi anni Novanta che la Serie A erano riusciti a vederla solo di sfuggita.
Ma soprattutto ha avuto un significato importante per noi tifosi del nuovo millennio, quelli che la Serie A l'avevano vissuta solo tramite i racconti dei padri e dei nonni che raccontavano loro del Verona di Bagnoli che vinceva il Tricolore e giocava in Europa, delle magie e pazzie di Zigo-gol e dello spareggio di Reggio. Eravamo piccoli tifosi che s'aspettavano di veder giocare il Verona al Bentegodi contro Milan, Inter e Juventus e poi la domenica vedevano il loro amato Hellas viaggiare a Manfredonia, Pescina o Marcianise per le trasferte di Lega Pro. E che gioia quando finalmente è arrivato il nostro momento di accompagnare e sostenere il Verona nel calcio che avevamo sempre sognato.
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