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Le pagelle: si salva Jorginho, Abbate da censura

Gomez fa 13, ancora male Hallfredsson

Redazione Hellas1903

FRATTALI 6 – Impeccabile

all’appuntamento con la maglia da titolare. Nulla da fare sul colpo di testa

ravvicinato di Girasole. ABBATE 4 – Il voto non

è per la partita, più che generosa, ma per l’espulsione evitabilissima per

proteste e per i gestacci rivolti verso il campo dopo essere stato cacciato. Se

Cervellera ha visto, la sua stagione rischia di essere finita.MARECO 5 –

Paurosamente distratto, dà coraggio all’AlbinoLeffe con troppi errori.

Sparacchia palloni senza qualità.  CECCARELLI 6 – Sulla sua

pallonata contro la traversa si esauriscono le speranze dell’Hellas. Inizia

lento nella testa e nelle gambe, poi tanto cuore.

PUGLIESE 5 –

Mandorlini lo vorrebbe vedere assaltare, lui non riesce a dargli retta. Dorme

(ma non solo lui) sul gol dell’AlbinoLeffe. Smaterializzato.

RUSSO 6 – Un tempo in

apnea, un altro con tanto temperamento. Meriterebbe il gol, tra rimpalli e

miracoli di Tomasig non lo trova.JORGINHO 6 – Una voce

che chiama nel deserto. Anche nei momenti peggiori dell’Hellas è il Piccolo

Principe del centrocampo a reggere l’urto di un Verona spaesato.

HALLFREDSSON 5 – Lo specchio

dell’Hellas: tanto grande fino a un mese e mezzo fa, altrettanto mediocre e

senza idee negli ultimi tempi.

GOMEZ 6 – Tredicesimo gol

in campionato. Non è in una serata di gala ma se non ci pensa lui, a segnare,

non si vede chi potrebbe farlo.

BJELANOVIC 5,5 –

Assist monumentale per 1-1 di Juanito. Tante “ciccate” in fase conclusiva. Per

il resto fa poco.

LEPILLER 5,5 – Alcuni sprazzi

di classe nascosti dietro a un velo di indolenza di fondo. Ma avrebbe meritato

di giocare qualche minuto in più.

BERRETTONI 5 – Entra male

e non si riprende più. Pressoché nullo.

PICHLMANN 5,5 – Gli si

chiedeva l’ennesimo gol da miracolo: non ci si avvicina neppure.

D’ALESSANDRO ng

MANDORLINI 5,5 – Tanto

carico nel secondo tempo, il suo Verona, quanto inguardabile nei primi 45’. L’atteggiamento

della squadra lo detta lui. E, stavolta (e non è la prima, in trasferta), non

lo fa per nulla bene.

  Matteo Fontana

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