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LETTERA A MAURIZIO SETTI

Alcune domande da porre al presidente del Verona

Matteo Fontana

Egregio presidente Setti,

dopo averla attentamente seguita nel corso della sua partecipazione alla trasmissione “Lunedì nel pallone”, in onda in data 16 novembre sull’emittente Telearena, le pongo alcune domande relative alle sue affermazioni, riprese da quanto comunicato per esteso dall’ufficio stampa dell’Hellas Verona.

“Se qualcuno oggi ha da criticare la società allora c’è qualcosa che non va. Non mi stanno bene nemmeno le critiche al calciomercato, abbiamo speso dei soldi per prendere calciatori di ottima prospettiva e riconosciuti a livello nazionale”.

Non ritiene che sia invece doveroso mettere sotto la lente un club che si trova all’ultimo posto in classifica, con il peggior attacco e la seconda peggior difesa del campionato, e che quanto a risultati, in questo momento, in Europa è “superato”, in negativo, solamente da due squadre, il Troyes in Francia e il De Graafschap in Olanda? Questo non per distruggere, ma per invitare a correggere la rotta. Sennò il Verona rischia di fare come quella persona che non vuole riconoscere di essere malata e non prende le medicine.

“L’addio a Sogliano? La decisione non nasce in estate ma prima. Dal punto di vista tecnico in tre anni ha lavorato bene per un anno e mezzo e male per altrettanto tempo. E’ stata colpa mia, ho dato troppo spazio alla parte tecnica, e ci sono cifre che il Verona non si può permettere, non posso spendere un milione per Chanturia e non sapere dov’è e cosa fa. O per Fernandinho o Saviola che mi costano 3-400 mila euro a partita. Sean ha avuto troppe libertà, non ha nelle sue corde il modo di fare calcio che volevo io, e questo mi dispiace perché questi aspetti sono stati traviati”.

Dopo pochi mesi da proprietario del Verona disse che la sua forza era proprio quella di aver delegato, conferendo ampi poteri a Sogliano (nella parte sportiva) e a Gardini (in quella amministrativa). Che cos’è cambiato da gennaio 2014 in avanti? L’impiego – o meglio, il “non impiego” – di Saviola e Fernandinho sono dipesi dal ds o dalla guida tecnica, che legittimamente fa le proprie scelte? Come mai gli addetti ai lavori da noi interpellati non riconducono l’affare (si fa per dire) Chanturia alla volontà di Sogliano ma ad altre componenti societarie? Non le pare che soffermarsi ancora con tanta acrimonia sul divorzio con lo stesso Sogliano sia fuori luogo e fuori tempo massimo?

 “In difesa abbiamo preso Helander e Bianchetti che hanno fatto bene in Under 21, due giovani al fianco a due calciatori esperti”.

Il Verona aveva incassato, in due campionati di Serie A, 133 reti. Non crede che, detto delle qualità in prospettiva sia di Helander che di Bianchetti, ci fosse bisogno di innesti più pronti per la categoria? Mandorlini non avrebbe tratto utilità dall’ingaggio di un centrale d’esperienza in più? Che senso ha avuto l’allontanamento di Roberto Bordin dallo staff tecnico, con l’imputazione di essere il responsabile della disastrosa fase difensiva che, comunque, continua a contraddistinguere l’Hellas, che ha preso già un’altra valanga di gol, ben 19 in 12 partite, in media con gli esiti delle precedenti annate?

“Bisogna uscire dal guscio, i veronesi non sono diversi, siamo tutti uguali”.

Sul fatto che tutti gli uomini siano stati creati uguali non c’era bisogno di precisazioni, visto che lo “scoop” è datato 4 luglio 1776 e lo si trova nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Ma non crede che sia doveroso riconoscere l’identità differente di una realtà dall’altra? Non pensa che essere “i Veronesi” sia un tratto distintivo? Che avere una tifoseria che assicura poco meno di 15mila abbonati e circa 20mila presenze fisse allo stadio, che non manca di supportare la società acquistando prodotti di merchandising – persino maglie che nulla c’entrano con i colori reali della squadra – meriti parole più caute?

 

Augurandole che i “regolamenti” le consentano a breve di confrontarsi con quei 200 ragazzi dalle sciarpe gialloblù che avrebbero voluto parlarle ieri sera in Corso Porta Nuova come hanno sempre fatto i suoi predecessori, da Alberto Mazzi a Giambattista Pastorello, da Piero Arvedi a Giovanni Martinelli, auspichiamo che le risposte che le chiediamo di dare, prima ancora che a quest’umile scrivano nella vigna di Verona, arrivino dal campo. E già con il Napoli. Perché, di nuovo e con rispetto citandola, "la retrocessione sarebbe un baratro quasi inaffrontabile". Su questo, ci consenta, siamo totalmente d'accordo con lei.

 

 

 

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