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Luna polacca

Stepinski in gol, era ora: non è l'uomo della provvidenza, ma darà tutto per aiutare il Verona

Lorenzo Fabiano

Non è Wlodzimierz Lubanski, centravanti polacco cui Alan Ball spezzò una gamba impedendogli così di far parte della favolosa Polonia che stupì il mondo al mondiale tedesco del 1974; non è nemmeno erede di Andrzej Szarmach che di Lubanski prese il posto al centro dell’attacco della nazionale di Gorski e con una sua incornata al Neckarstadion di Stoccarda spedì a calci nel sedere da quel mondiale a casa la supponente e scalcinata legione italica. Né tantomeno è Robert Lewandowski, dei centravanti polacchi il più forte di sempre. Tuttavia non è nemmeno quel Caruso Pascoski, sconclusionato psicanalista pratese di padre polacco che Francesco Nuti portò sul grande schermo. Lui è semplicemente Mario, fu Mariusz, che di cognome fa Stepinski. Fisicone statuario da decatleta, piedi morbidi quanto due laterizi, non esattamente un falco sotto porta, ma in quanto a cuore, animo e temperamento, nulla da eccepire. Anzi.

Arrivato a dieci minuti dalla fine del mercato, ce lo avevano propinato come l’uomo della provvidenza; gli girarono addirittura un video, a dire il vero un po’ goffo, sotto la Sud per un bilico carico di attese e responsabilità. Forse troppe. E Mario le ha sofferte. E non poco, se via via da uomo della provvidenza settimana dopo settimana aveva preso le forme di oggetto misterioso. Perdonateci, ma a noi quei tipi lì han sempre suscitato simpatia. Son quelli che potrebbero, ma faticano maledettamente ad essere. Bel casino. Quello che è successo nella folle partita di ieri, se lo sognavamo noi, figuriamoci lui.

Eppure nei 45 minuti cha ha disputato contro il Torino, Mario ha messo in campo tanto il male di Yin quanto il bene di Yang: movimento, irruenza, una sportellata dietro l’altra coi difensori granata, un rigore procurato, un gol divorato, e uno fatto a cinque minuti dalla fine che sa di liberazione. Stoccata che ha sugellato la remuntada e aggiunto un regalo grande così ai diciotto pacchettini che la banda Juric già aveva messo sotto l’albero. Che si sia ora sbloccato Mario? Il suo allenatore ha detto chiaramente che è ciò che si augura, ma vai un po’ a sapere cosa al ragazzotto frulli in quella testa. Speriamo che questo benedetto gol sia il ricostituente di cui aveva bisogno. Vedremo. Adesso lasciamolo in pace, e teniamolo tranquillo.

L’ha finalmente cacciata dentro e questo basta e avanza, ma come non era il salvatore della patria al suo arrivo, non lo sarà nemmeno adesso che ha rotto il lungo digiuno. Così come mai avevamo dato troppo retta alla vulgata del bidone. E questo vale sia per i detrattori, in maggioranza bulgara, che per gli estimatori, una riserva indiana da sparuto zero virgola. Sbaglierà gol, altri magari ne farà, ma di sicuro, al di là dei suoi limiti, Mario è uno che al Verona darà tutto quello che può dare. Su questo ci si può giurare. Lubanski? Szarmach? Lewandoski? No, altra roba. Lui è solo Mario, fu Mariusz, e corre e lotta con la maglia numero 9 dell’Hellas Verona. Non potrà darci la luna, poco male. A noi pur di arrivare alla salvezza, ne andrebbe bene anche uno spicchio. E anche a Ivan Juric.

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