L’errore che si commette, parlando di quella grande scuola di vita che è il calcio, è guardare sempre al passato.
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MA QUESTO VERONA E’ MIGLIORE DI QUANTO SI DICA
Altroché rosa non all'altezza, l'Hellas può dare di più
Ecco che, per tutta la stagione, dovremo sorbirci la tiritera del “Senza Iturbe e Romulo dove pensavamo di andare? E mancano anche Jorginho e Marquinho”. Oppure, un classico eterno: “Ricordiamoci che eravamo in Lega Pro”. Con il corollario esemplare: “Tu c’eri a Lumezzane? E a Marcianise?”. Allo stesso modo, per par condicio, è sbagliato riportare sempre il Verona verso gli anni ’80, lo scudetto, l’Europa e quell’epoca aurea che è meravigliosa storia. Ma pur sempre storia, appunto. E quindi passato.
Il presente è una rosa che, mentre fino alla pausa veniva incensata e paragonata all’Hellas che tremare il mondo faceva, adesso qualcuno vuol far credere sia da rottamare. Un miracolo tecnico tenerla in linea di galleggiamento. Suvvia, non esageriamo
Questa rosa è buona. Intanto, va commisurata ad un Serie A che poco propone. A Cesena, Andrea Mandorlini, per rimettere in piedi una partita mediocre del Verona, ha messo mano alla panchina. Vi ha pescato Mounir Obbadi, nazionale marocchino, arrivato dal Monaco, in cui era pedina funzionale in una squadra seconda in un campionato sempre più competitivo come la Ligue 1. Poi, Lazaros Christodoulopoulos, uno dei più concreti centrocampisti visti al mondiale brasiliano. Infine, ladies and gentlemen, Luca Toni.
Ad uscire, oltre a quell’Artur Ionita che, dopo poche giornate, era stato tratteggiato come la sorpresa più bella del nuovo Verona, Nico Lopez, talento di prospettiva che non è Iturbe, ma qualcosa di diverso, eppure capace di giocate ad effetto, e a mancargli è la continuità. Poi, Emil Hallfredsson, una colonna gialloblù che, con la sua Islanda, sta incantando nelle qualificazioni a Francia 2016.
Tra le riserve, ormai casi da “Chi l’ha visto?”, ecco Javier Saviola, che sarà pure in fase calante ma che, da professionista, ha segnato 222 gol, e che all’Hellas è un insolubile problema tattico. Insieme a lui, Antonio Luna, titolare per un girone nell’Aston Villa, in Premiership, ossia nel torneo più qualitativo a livello mondiale, e che invece pare essersi aggiudicato un semestre da studente Erasmus a Verona.
Senza citare Gustavo Campanharo, piedi delicati ed eleganti come raramente se ne trovano a queste latitudini pallonare, e l’altro oggetto misterioso, Mattia Valoti, che, a quanto sembra, per cantarla con Gigliola Cinquetti, non ha l’età.
Gli uomini ci sono. Il passato è passato, nel bene e nel male. A Mandorlini, che ne ha facoltà, e a cui non hanno mai difettato i risultati, il compito di migliorare un Verona che non può essere diventato, come vorrebbero certe voci acide, bartalianamente “tutto sbagliato, tutto da rifare”.
MATTEO FONTANA
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