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Malinconoia

La stagione del Verona è una costante ripetizione di difetti mai corretti

Matteo Fontana

Quattro giornate fa, dopo aver vinto a Perugia, il Verona aveva realistiche possibilità di riprendersi uno dei due posti che valgono la promozione diretta. Ora, poche settimane dopo, l'Hellas farà meglio a guardarsi le spalle, perché anche i playoff non sono una certezza.

L'asticella si è abbassata, ed è un peccato grave, con cinque partite che rimangono da giocare. Significa che una squadra costruita con ampiezza di mezzi - andando a ingaggiare uno dei più prolifici attaccanti dell'ultimo campionato di Serie B (Di Carmine), un blocco di uomini che, pur nelle difficoltà societarie di Bari, avevano compattato il gruppo, aggiungendogli qualità (Henderson e Balkovec, ma nella stessa "colonia" rientra Marrone, oltre a Cissé, ceduto a gennaio), prospetti ritenuti dal futuro certo (Colombatto e Gustafson) e un bomber come Pazzini, un lusso spesso collocato in panchina - non è mai decollata. E, per quanto l'ottimismo sia il profumo della vita, risulta complesso credere che possa farlo ora.

In questi mesi si è visto troppo spesso un Verona incapace di uscire da un'impostazione scolastica. Le rare fiammate che ha avuto, non ultima quella con il Brescia, in una partita comunque non vinta, hanno dimostrato che, seppure il pubblico sia deluso ed arrabbiato, non ci vuole poi molto per riaccendere le passioni di una tifoseria che aspetta soltanto un segnale per ricompattarsi attorno all'Hellas, che farà pure smoccolare, ma che è un amore che non si tradisce mai.

Invece il Verona è sempre stato malinconico, e pure noioso. A Palermo si è visto nelle sue più tipiche interpretazioni: qualche fuoco d'artificio, poi un ritmo da rotonda sul mare, un errore che spiana la strada al gol avversario, la rincorsa al pari, affannata e più di pancia che di testa, lo scialo delle occasioni per rimetterla in piedi. Arrivederci a tutti.

Stiamo parlando dello stesso Hellas che ne ha buscate tre a Padova, che ha faticato a Livorno e a Carpi, che ha gettato via punti a Salerno e ad Ascoli, che si è fatto del male da solo con il Cosenza. Non andare in Serie A è facilissimo, quando allinei così tanti sbagli.

Resta la "malinconoia". Magari passerà ai playoff, aspettando di arrivarci.

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