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Mea culpa

Il Verona perde a Salerno per errori evitabili, ma la squadra resta forte: deve tornare subito a dimostrarlo

Lorenzo Fabiano

Il Verona ha perso, la capolista è caduta a Salerno. Viva l’Italia. E su dai, mica è un dramma. Anzi, a volte a guardar bene persino le sconfitte possono essere salutari. La forza del gruppo a disposizione di Grosso non è in discussione, né torna a casa ridimensionata dalle Forche Caudine dell’Arechi, campo di battaglia da cui in molti usciranno spennati.  Semmai si può discutere su come la qualità vada gestita a seconda delle circostanze. Il Verona è forte, e tale rimane. Anche a Salerno è andato a fare la partita e a imporre il suo marchio di fabbrica, cioè il gioco. L’idea di calcio è sempre propositiva ed estetica, mai carogna e sparagnina.

In pedana è salito uno schermitore elegante nelle movenze, ma un tantino in carenza di cattiveria nei momenti topici. Gli è mancato l’affondo mordace. Lo abbiamo ripetuto in svariate occasioni: essere belli va bene, ma non è certo un obbligo. Sporcarsi le mani non è un delitto di cui ci si debba vergognare. Non è sconfessione del proprio credo, semmai un miglioramento. Soprattutto in un calcio come il nostro; soprattutto se questo calcio lo interpreti in cadetteria dove tanto per il sottile non si va. Ecco, il Verona ha dato l’impressione di esserci andato un po’ troppo di fioretto, quando l’occasione avrebbe richiesto lo sguaino della spada, se non della sciabola. Giusto non rinnegare la propria identità, ma sarebbe buona norma aggiustarne il tiro quando il caso lo richiede. E ieri lo richiedeva.

Vero che un pari avrebbe secondo noi rispecchiato in modo più equo quanto espresso dal campo, ma tant’è . Come spesso accade, la partita poteva prendere una direzione in qualsiasi momento. Complice una nostra amnesia, ha preso quella sbagliata. Mea culpa. Succede. La Salernitana ha trovato in Jallow il grimaldello, e in più Micai ha interpretato l’amico di Lucio, quello che con il cacciavite in mano faceva miracoli. Tutto qui? No, perché con un pizzico di determinazione e fame in più avremmo potuto riacciuffarla. Si potrà obiettare sulle scelte di Grosso, ma se giochi ogni tre giorni e hai la fortuna di avere una rosa ampia a tuo uso e consumo, sarebbe sciocco non sfruttarla e non ricorrere alle rotazioni lasciando tirare il fiato a chi ne è in debito e dando spazio a chi scalpita e dimostra in settimana di essere pronto. Vecchie leggi di spogliatoio, nessuna novità. La strada è lunga. Pensiamo al Lecce. Col veleno nelle vene.

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