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Pazzini sì, Pazzini no e un falso problema

La scelta di Pecchia fa discutere, ma al Verona servono rinforzi, non polemiche

Lorenzo Fabiano

Pazzini si, Pazzini no. Morale, tutti a dare addosso a Pecchia, l'autore del misfatto. Si sa, gli italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori, e soprattutto allenatori. Verona non si distacca e  si allinea con il resto del paese. Fosse andata bene, avremmo letto lodi con tanto di studi sul Pecchismo, nuovo fenomeno nato sotto l'ala dell'Arena, ma siccome è andata male il fesso di turno è lui, Don Fabio. Magari, se dicessimo che, Pazzini o non Pazzini, avremmo perso ugualmente, saremmo un tantino più vicini alla realtà dei fatti. Tuttavia, la cosa sembra passare inosservata. Il tam tam è partito, Pecchia incassi.

Ieri sera sui due tappeti del Bentegodi, il nuovo e l'usato, due pianeti  erano a confronto: uno, risalito a fatica dalla cadetteria con la salvezza come obiettivo, l'altro, ambizioso e serio candidato a spezzare l'egemonia della Juventus ai fini della conquista del titolo, oltre che protagonista nel salotto di prestigio della corte europea. Puntualmente, la Juve nel pomeriggio ha dato il primo squillo, prontamente il Napoli ha risposto. In mezzo, Cagliari e Verona, impegnate in tutt'altro campionato, quello della sopravvivenza. Se qualcuno non lo avesse ancora ben chiaro in mente, questa sarà una stagione di grande sofferenza, di grande sacrificio, da affrontare domenica dopo domenica (mettiamoci pure tutti gli altri giorni della settimana, tanto si giocherà  anche in quelli) con la baionetta tra i denti.

Andiamo allora controcorrente e cerchiamo di capire. Conscio della propria inferiorità e valutata come non eccelsa la condizione di Pazzini, Pecchia ha provato a mescolare le carte e confondere le idee a Sarri impostando una partita a scacchi nel segno dell'imprevedibilità. Squadra corta, raccolta in un fazzoletto, con Bessa centravanti alla Hidegkuti, a non dare riferimenti e a cercare d'imbrigliare le trame partenopee. Poco possesso, e via di contropiede sfruttando le scorribande sulle corsie laterali di Verde e Cerci. Col primo la cosa ha funzionato, col secondo no, perché ancora lontano da una condizione accettabile. Tutto l'opposto dello scorso anno, quando era il Verona a menare la danza. Allora, parlavamo di atteggiamento spagnoleggiante, fattosi oggi, indossati gli abiti dell'umiltà, decisamente più italico.

Per un po' la squadra ha retto, poi un'autorete e un contropiede letale nato da un pallone maldestramente perso da Rómulo hanno di fatto chiuso ogni discorso. Con Pazzini in campo (da censurare il suo gesto polemico nei confronti di Pecchia. Sia dia una calmata), quando il Napoli aveva però già i tre punti in ghiacciaia e la testa a Nizza, la squadra ha avuto un sussulto di orgoglio e coraggio, rendendo nel finale la pillola meno amara. Mancano dieci giorni alla fine del mercato. C'è ancora tempo, ma anche molto da fare. Servono come come il pane un altro esterno di attacco, un vice Pazzini, e un'alternativa a Souprayen dietro a sinistra. La difesa con Caceres ed Heurteaux può reggere il confronto. Va detto che ieri sera il migliore in campo è stato di gran lunga Ferrari, autore di una grandissima prestazione. Ci abbiamo da tempo fatto l'abitudine. Domenica si va a Crotone, dove ci attende la terribile banda di Nicola, autore lo scorso anno di un autentico miracolo sportivo. Superfluo aggiungere che il nostro campionato inizierà da lì. Sarà la prima di tante battaglie. Mettevi l'elmetto.

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